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sabato 2 febbraio 2008

PEANUTS,OVVERO QUISQUIGLIE

17 GENNAIO 08 - Una tv accesa che non c’è, uno scheletro di televisore che catalizza l’attenzione di tutti: basta questo a ricreare un soggiorno italiano, tanto conviviale quanto penoso. I giovani personaggi che occupano il divano sono i protagonisti di Peanuts, visto al Teatro Due lo scorso gennaio, diretto da Valerio Binasco e scritto dopo il G8 di Genova da Fausto Paravidino. Un testo coraggioso per le tematiche che attraversa e per l’inconsueto orizzonte iconografico a cui fa riferimento (i fumetti di Schultz), che tuttavia cede sotto il peso di alcune responsabilità politiche e sceniche. I giovani amici con nomi e costumi fumettistici, che rimandano agli originali solo in alcuni dettagli e che degli originali hanno perso la forza intellettuale e satirica, si ritrovano insieme in una casa che non è la loro, creando il pretesto per riflettere su temi come Politiche del lavoro, Permesso di soggiorno, I mass media controllano il mondo, titoli impressi sullo sfondo di brevi e rapidi quadri che si chiudono cinematograficamente in slow motion. Le scenette in cui si consumano le sciocche schermaglie sull’ospitalità, sul rispetto delle cose altrui, sulla divisione dei soldi si rivelano nella seconda parte dello spettacolo, dieci anni dopo, gli inquietanti presupposti dei tragici eventi accaduti nella caserma di Bolzaneto, luogo di sevizie per i manifestanti prelevati dalla scuola Diaz durante una delle notti del G8. Il livido muro di una cella incornicia i nuovi sketches in cui atroci poliziotti infieriscono sui ragazzi terrorizzati e sanguinanti: gli amici di un tempo hanno preso strade opposte che ora li portano ad incontrarsi di nuovo, ognuno dalla parte di barricata che la vita lo ha indotto a scegliere. Peanuts mette in campo molte importanti questioni, dal potere che genera da sé i propri nemici per sconfiggerli, alla forza della condivisione e della solidarietà, ma con una retorica ed una semplificazione che non lasciano spazio ad una riflessione seria, magari satirica, paradossale ma concreta, sui perché. Semplificazione che nella creazione e nell’interpretazione dei personaggi si fa persino banalizzazione: molti sono macchiette con accenti regionali ed inflessioni ridicole, che non hanno nulla dei sagaci, taglienti, poetici Charlie e Linus, nulla della critica sociale che seppero esprimere. Parafrasando un famoso testo di Marcuse, Schultz pubblicò le sue tavole in un volume dal titolo Il bambino ad una dimensione: una traslazione di senso che implicava la monodimensionalità del fumetto e quella dell’uomo moderno nella società di massa. Una riflessione con uno spessore e delle dimensioni che mancano a questi Peanuts teatrali, nonostante il vantaggio non indifferente di un corpo e di un palcoscenico.

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