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sabato 24 maggio 2008

PAZZI CAVALLI NOTTI E NOCI

Il Teatro Necessario, il trio di teatro di strada/nouveau cirque con base a Colorno, porta da anni i suoi spettacoli dappertutto, esplorando in lungo ed in largo tante città italiane ed estere. Dai festival più blasonati alle piccole rassegne di artisti nei centri minori, il Teatro Necessario è stato un po’ ovunque, sviluppando un senso dello spazio in cui le distanze sono molto raccorciate, non contano. E questa volta, organizzando e raccogliendo alcuni fra i più divertenti ed interessanti gruppi di teatro di strada contemporaneo, ha coinvolto l’est e l’ovest della Provincia: il 7 giugno per tutta la giornata il pubblico potrà assistere a più di 10 performance, spostandosi tra Motechiarugolo e Noceto, abbattendo il quotidiano senso di confine, geografico e scenico. Il pomeriggio dunque, dalle 15.00, Pazzi & Cavalli – Piccola rassegna di artisti di razza, giunta alla sua III edizione, allieterà con acrobati, clown, musicisti ed i trotti, i galoppi, le corse la speciale cornice dell’Ippodromo del Castello di Montechiarugolo (PR). Un inconsueto abbinamento, un’opportunità per vedere da vicino animali ed artisti di razza esibirsi ciascuno nella sua pista. Come Adrian Kaye, eclettico mimo inglese che nel suo Nobody is Perfect si trasforma in qualunque cosa di buffo ed imperfetto ci si possa immaginare, senza mai dire una sola parola, servendosi solo di una piccola valigia e dei suoi inusuali oggetti. L’improvvisazione e il pubblico hanno un ruolo determinante, creando un gioco teatrale di grande comicità anche in Cafè de Olla degli spagnoli Aticus Tilt: dalla fusione di due compagnie è nato uno spettacolo che come la bevanda da cui prende il titolo (un caffè messicano molto particolare) è fatto di tanti diversi ingredienti, dosando, equilibrando sapori e odori in un gusto unico e forte. Ispanici ma sudamericani gli acrobatici Los Chatos, duo cileno vincitore di numerosi premi con Versus, spettacolo tra danza, acrobazia e giocoleria. Romagnoli doc invece i Makkaroni Band, quattro musicisti che mixano stili musicali e generi artistici, fondendo il teatro con la musica araba, balcanica, folk, con lo swing, il klezmer, il blues e molto altro. Un’alchimia musicale di grande energia e dal look molto particolare. Scesa la sera, il carrozzone del circo contemporaneo si sposterà a Noceto per la II edizione di Le Mille e una Nòce, Festival internazionale di teatro di strada, dalle 21.00 in tutti gli angoli del centro storico. Di nuovo, per chi li avesse persi il pomeriggio, Adrian Kaye, Los Chatos e gli Aticus Tilt; con loro altri e nuovi gruppi da tutto il mondo. I Los Gingers, spagnoli, porteranno il loro spettacolare Pelas y Plumas: i quattro pluripremiati circensi hanno creato in un ambiente da varietà uno show fatto di musica, ballo, glamour, giocoleria, e acrobazie impossibili. Italiani e divertentissimi, Mortimer il fachiro tonto e Dosolina, la sua maledstra e svogliata assistente, accoglieranno il pubblico nel loro spettacolo buffo e magico, in cui assistere a trasformazioni straordinarie, danze scatenate anni ’70 ed un finale a sorpresa di vero fakirismo. Dalla Romania arrivano i Klez Gag, band che rielabora le tradizioni popolari e la musica klezmer, balcanica e dei paesi dell'est Europa. Ancora un duo nostrano, i Cip&Ciop, alias Edoardo Mirabella e Diego Draghi, che insieme dal 1996 in Panem et Circensis parodiano il circo tradizionale, servendosi del linguaggio del corpo e degli oggetti per portare avanti una ricerca sulla comicità, a viso scoperto. Il gran finale è affidato alla musica travolgente, swing e rok’n roll, con ritmi retrò che faranno ballare anche i più recalcitranti. Portando un teatro inatteso in luoghi altrettanto non convenzionali, fra i cavalli dell’Ippodromo di Montechiarugolo e fra le stradine del centro di Noceto, il Teatro Necessario dimostra cosa sia il concetto di Provincia e come lo spettacolo si possa agire da un capo all’altro del mondo e della Via Emilia.

TEATRO POESIA E IDENTITA'

La poesia è voce, è lettura, è parole pronunciate, intonate, declamate. E dunque, com’è naturale, all’interno del ParmaPoesia Festival è stato riservato ampio spazio al teatro, arte che meglio esprime i versi, ne veicola la liricità, dà loro una vita nuova ed altra. Ad unire alcuni importanti attori italiani con versi stranieri e classici della nostra letteratura in questa edizione ci ha pensato il Teatro Festival Parma, creando per l’occasione un cartellone ad hoc, Teatro Festival Poesia, che dal 19 al 24 giungo, vedrà impegnati artisti noti della scena italiana e parmigiana ed alcuni autori illustri. Fra gli ospiti stranieri più autorevoli Hans Magnus Enzensberger, ultimo grande epigono di Bertold Brecht, noto in Italia grazie a Nanni Moretti, che lo cita nel suo Caro diario come idolo intellettuale che rifiuta la televisione ma che si lascia sedurre da Beautiful, ed al suo testo di matematica per bambini, Il mago dei numeri (Einaudi 1997), da noi fortunato best-seller per adulti. Figura eclettica del panorama letterario internazionale, Hans Magnus Enzensberg sarà protagonista dell’incontro con Alfonso Berardinelli alla Casa della Musica dal titolo Che noia la poesia (Pronto soccorso per lettori stressati), che riprende il volume scritto a quattro mani per Einaudi nel 2006. I suoi versi poi saranno letti alle al Chiostro di Sant’Uldarico da Maria Paiato e Paolo Serra, mentre il pubblico potrà incontrarlo in un aperitivo-dibattito ai Portici del Grano. Ad accompagnare Enzensberg in questi eventi sarà lo statunitense Stanley Moss, conosciuto mercante d’arte, poeta ed editore (con la sua Sheep Meadow Press), legato all’Italia dalla II guerra mondiale e dalla rivista letteraria “Botteghe oscure”. Altro genere ed altra provenienza, i versi di Agi Mishol, una delle più apprezzate poetesse israeliane contemporanee, saranno combinati con quelli del poeta musulmano Mohammed Bennis e dello scandinavo Jesper Svembro, membro dell’Accademia delle Scienze di Stoccolma e filologo classico, in un aperitivo – incontro con il pubblico e in un reading grazie ancora alle voci di Maria Paiato, Paolo Serra e Giuseppe Battiston. Agi Mishòl, poetessa e traduttrice esoterica, ha sviluppato uno spirito poetico evocativo, profetico eppure ironico, sagace; ironia che anche Svenbro usa nei suoi componimenti, con collegamenti alla prosa di uso burocratico e scientifico. Mohammad Bannîs, presidente della Casa della poesia a Casablanca, è invece fautore di un messaggio poetico dall’alto valore umanitario, votato all’incontro con altre culture ed alla salvaguardia dell’individualità. Due gli autori italiani presenti nella micro rassegna teatrale, molto lontani tra loro ma entrambi fortemente influenti sulla cultura letteraria contemporanea: Pier Paolo Pasolini, con due opere filmiche poetiche ed alcuni componimenti, e Virgilio, con la sua opera più celebre. La proiezione all’Astra arena estiva di “Uccellacci e uccellini” e “Teorema”, incrociata con letture degli scritti pasoliniani, letti da Gigi Dall’Aglio, Paolo Bocelli, Tania Rocchetta e Roberto Abbati, porterà al pubblico una testimonianza di un linguaggio poetico per immagini applicato anche a trame sessualmente e socialmente molto forti o a intrecci apparentemente leggeri. Ultimo ma straordinario il contributo di Vittorio Sermonti che in Piazzale S. Francesco leggerà alcuni passi dell’ l’Eneide, in una serata dal titolo Enea non era vergine. Tanto meno sua madre.

LA POESIA DI UNA CITTA'

“Una bella poesia è un contributo alla realtà. Il mondo non è più lo stesso quando gli si è aggiunta una bella poesia”, diceva Dylan Thomas. E Parma anche quest’anno si è data da fare perché la realtà abbia una forma il più possibile armonica, perché intorno si crei qualcosa di nuovo e piacevole, che lasci il segno, non con una ma con un intero festival di poesie. Il ParmaPoesia Festival, in città dal 18 al 24 giugno, è un evento composito in cui le arti tutte si mettono al servizio del linguaggio lirico; un momento collettivo di scoperta del bello e di cambiamento, in cui assorbire attraverso la musicalità e la figuratività delle parole nuove dimensioni possibili del reale. Per altri versi, come recita il sottotitolo della IV edizione del Festival, ponendosi come sollecitazione all’esplorazione, alla pratica di nuove prospettive, di altre strade, punti di vista. “Uscire dai luoghi canonici della diffusione culturale per offrire nuovi spazi di riflessione e di incontro con il pubblico”, in un’ottica di gratuità pressoché totale: così il Comune, l’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Creatività Giovanile e quello al Turismo si propongono di affrontare la creazione e la scelta di alternative nella fruizione dell’Arte. A compensare lo stra-dominio della visione, delle immagini, della velocità dei segni grafici; a favorire la pre-visione, l’immaginazione, l’evocatività della parola, e la loro lenta sedimentazione. Il Festival ha una forte dimensione collettiva, pervasiva, che riguarda il pubblico, certo, ma anche i creatori e gli organizzatori: Nicola Crocetti, Giuseppe Marchetti, Daniela Rossi, Teatro Festival Parma e L’Argonauta hanno infatti coinvolto nella produzione e nella realizzazione degli eventi moltissime realtà culturali cittadine, generando un meccanismo virtuoso di produzione, di stimolazione creativa. Enti, associazioni, teatri, ensamble, numerosi artisti, di tutte le leve, di Parma e non… tutti protagonisti di un generale e massiccio movimento verso il bello e verso il pubblico, dovunque si trovino. I luoghi simbolo e gli angoli nascosti della città saranno i palcoscenici da cui declamare, leggere, suonare i versi, dal Teatro Regio al Materia Off, dimostrando chiaramente quanto la poesia sia un’arte trasversale se praticata in un’ottica diffusa e inclusiva, se non arroccata nei lirismi dotti di certe letture scolastiche. Una leggerezza a cui contribuiscono piccole cornici come gli Aperitivi e l’Almanacco dei Poeti, opportunità di incontro e confronto con i protagonisti del Festival, e Poesia Altrove, un’interazione tra autori e pubblico moderata da Neri Marcorè. Più specifiche e dedicate agli appassionati, le riflessioni presentate alle Lectio Magistralis vedranno salire in cattedra gli studiosi Lorenzo Mondo (Cesare Pavese), Nicola Gardini (Ted Hughes e Sylvia Plath) e Roberta De Monticelli (Le preghiere di Ariele). Fra queste anche Che cos’è la poesia?, incontro in cui il critico e saggista Alfonso Berardinelli affronterà i pregiudizi sull’accessibilità e la comprensibilità della poesia, seguendo le idee trovate con Hans Magnus Enzensberger, altro protagonista di primo piano della poesia internazionale presente al Festival, ed esposte nel volume omonimo sottotitolato Che noia la poesia. Perché questo è il vero obbiettivo del Festival: intercettare tanto i fedeli lettori quanto quelli stressati, annoiati, demotivati, per dar loro una risposta felice a esigenze spesso tradite. Anche attraverso l’aspetto più spettacolare, performativo della dimensione poetica, con le voci e le presenze intense di attori come Gabriele Lavia, Fabrizio Gifuni, Maria Paiato, il contributo di intellettuali come Vittorio Sermonti, la ricerca di performer contemporanei come quelli di Lenz, di artisti della parola e della materia come Antonio Catalano, Gigio Brunelli, l’arte di musicisti di tutte le razze, dai La Crus a Samuele Bersani, da Morgan a Nada a Bernarndo Lanzetti. Uno dei temi centrali del Festival sarà la migrazione e con essa l’identità linguistica, a cui sarà dedicata una sezione curata da Daniela Rossi con protagoniste alcune autrici indiane e pakistane e le loro opere in lingua inglese, recentemente tradotte e raccolte in un’antologia curata da Andrea Dirotti. Uno spazio specifico anche quello riservato all’editoria poetica con il Chiostro dei Poeti nella Chiesa della SS. Annunziata: una vetrina dedicata alla pluralità della parola poetica, arricchita da incontri, performance, presentazioni e incontri. Inoltre il giorno di San Giovanni, il 23, tornerà Un libro Un fiore, in cui all’acquisto di un volume poetico in una libreria della città si riceverà un fiore, simbolo di rinascita, di primavera sempre viva della lettura. Il ParmaPoesia Festival porta avanti così, in modo capillare e coraggioso, una pratica antica e in sviluppo costante, in contaminazione perenne, in continua lotta d’esistenza; perché Leopardi, Virgilio, Pavese, Alfredo Giuliani, Mario Luzi, Attilio Bertolucci (per lui anche un evento speciale domenica 29 giugno a Casarola di Monchio) siano un patrimonio condiviso e immortale.

HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER ESSERE UN ARTISTA

Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi. Piero Ciampi, cantautore livornese morto a 45 anni nel 1980, la vedeva così la condizione ideale di un poeta o di un cantante; e la viveva così. A lui, alla sua opera poetica in musica, il ParmaPoesia Festival dedica, sabato 21 giugno, un incontro al Ridotto del Teatro Regio, condotto da Alessandro Albertini, Enrico de Angelis (autore del libro Piero Ciampi, tutta l’opera, Arcana, 1992) e curato dal Comitato Organizzatore Piero Ciampi, ed un composito ed eccezionale concerto omaggio: E continuo a cantare vedrà avvicendarsi sul palco del Teatro Regio Nada, Samuele Bersani, Simone Cristicchi, Niccolò Fabi, Luca Faggella, Pino Marino, Morgan, Marco Ongaro, Pino Pavone, Bobo Rondelli, La Crus, ad interpretare con l’Orchestra del Teatro Regio di Parma le canzoni e i versi del cantautore livornese. Fin dalla sua morte, per un cancro alla gola forse causato da anni di alcolismo, molti interpreti italiani hanno dedicato a Ciampi omaggi, citazioni, momenti live e registrati, a sottolinearne l’importanza e l’influenza sulla canzone d’autore italiana: tributi a colui che ruppe molti degli schemi melodici e che rifuggì le regole dello star system di allora. Un grande e diffuso apprezzamento, nonostante l’insuccesso discografico e le disavventure personali. Prima fra tutti Nada, sua compaesana, con l’album Ho scoperto che anch’io, e recentemente con una tournée passata anche in questa stagione al Teatro delle Briciole con lo spettacolo-recital Il Mio Cuore Umano, musicaromanzo di Nada Malanima, Piero Ciampi e Gianni Marchetti. Poi Gino Paoli, che ha portato in tournée il repertorio migliore di Ciampi e che nel 1980 ha inciso un album intero con sue canzoni dal titolo Ha tutte le carte in regola. Ed ancora i La Crus, con la cover de Il vino, i Mercanti di Liquore con La moglie brontolona, i Marmaja con 6 Marzo, il cantautore lucchese Marco Panattoni, Renato Zero che gli dedicò L’aquilone Piero, Claudio Lolli, Zucchero, i Baustelle, Franco Califano, Giuseppe Pavone, che ne fu amico e compagno, e Luca Faggella che ha portato in scena un recital, Faggella Canta Ciampi, da cui è tratto il cd omonimo. Da Livorno, a Genova, a Milano, a Roma, passando per Parigi e l’Irlanda, Ciampi ha lasciato un segno forte sulla musica d’autore, influenzandone i toni, le atmosfere, i versi; ispirando e coinvolgendo molti artisti, che ne amano e continuano a scoprirne l’ironia, la schiettezza, la ruvida e dolente poesia. A Piero Ciampi è stato anche dedicato un Premio, per volontà dell'Arci di Livorno, che promuove il suo ricordo, attualizzandone il messaggio, sostenendo la creatività giovanile e la diversità dei generi espressivi, contrastando alcune tendenze discografiche che lo stesso Ciampi rigettò con forza.

giovedì 8 maggio 2008

UN PRESENTE CHE NON PASSA

“Un tentativo di prendere l’imprendibile”: così Danio Manfredini, intenso creatore ed interprete, descrive l’intimo percorso tracciato in Al presente, spettacolo premio Ubu nel 1999 di cui è regista ed attore. “Dopo il debutto l’ho portato in giro per 5 anni. Solo ora mi sono trovato a riattraversarlo e l’impronta per me è ancora molto presente” dice Danio. In scena al Teatro Europa, venerdì e sabato alle 21.15, Danio Manfredini si farà testimone, tramite di voci lontane e dolenti, quelle dei pazienti con cui ha a lungo lavorato presso una comunità psichiatrica. “Lo spettacolo è una sorta di autoritratto, nato quando ho lasciato il mio lavoro presso la comunità. Non è però necessariamente un’opera sulla follia. È un viaggio della mente, che si spinge verso la follia sì, ma come amplificazione delle emozioni di ognuno”. La storie dei pazienti, la loro speciale ed acuta sensibilità sono al centro di un’indagine sull’emarginazione e la sofferenza che valica la cosiddetta “diversità” e si nutre di immagini pittoriche. “Sono partito da una serie di scritti e disegni di Giacometti, quelli in cui in un foglio bianco è tracciata un piccola, esile e lunga figura. L’artista diceva che davanti ad un modello, al suo corpo ed alla sua immaginazione, quello che si può cogliere è solo la fuga. In scena ho un manichino che mi riproduce, molto simile alle sue opere scultoree, ed è l’essere che sfugge. Io attore invece sono colui che incarna le figure evocate, impresse nei miei ricordi, nelle emozioni e nelle affezioni.” Manfredini compone un autoritratto a mosaico, in cui dimensioni diverse s’intersecano l’una con l’altra: “c’è il contesto, il contemporaneo; c’è la mia biografia, il mio essere; e poi lo sdoppiamento, in cui mi faccio sia attore che figura scenica.” Con uno sguardo carezzevole ma duramente reale: “la lingua che uso viene dal contesto psichiatrico e per questo è immediata. Nel creare i personaggi ho attinto a riferimenti vivi, i pazienti, e partendo da un concetto imitativo ho poi sviluppato una maschera”. Lontano da qualunque definizione di teatro, sociale, civile, terapeutico, afferrando solo la poesia, appoggiandosi solo alla vita.

mercoledì 7 maggio 2008

ANTI CORPI PRO DANZA, EMILIANO ROMAGNOLA

‘Emilia Romagna felix’ la chiamano, terra felice di agroalimentare e di arti sceniche. Una regione la nostra in cui si moltiplicano, facendo intelligentemente sistema, unendosi in reti funzionali e fruizionali, le iniziative dedicate alle discipline artistiche dello spettacolo dal vivo. Fra queste, Anticorpi è una neo-nata rete di rassegne, festival e residenze creative incentrata sulla creatività della regione, quella giovane e quella affermata. Un progetto che unisce alcune importanti strutture, fra le quali la parmigiana Europa Teatri, da anni impegnata sul territorio nella produzione e la diffusione di un teatro innovativo e alternativo, nel comune segno scenico della poesia del corpo, delle sue declinazioni contemporanee. Venerdì al Teatro Comunale di Ferrara, altro partner illustre, saranno presentate le nuove iniziative della rete, realizzate grazie al sostegno dell'Assessorato Cultura della Regione Emilia-Romagna e del Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il ‘Registro della Danza Contemporanea e di Ricerca dell’Emilia Romagna’, sostenuto anche dagli Assessorati alla Cultura delle Province di Bologna e Ravenna, è un innovativo strumento di monitoraggio di coreografi, interpreti e creatori: un database on line che raccoglie informazioni aggiornate costantemente dalle compagnie e dagli artisti stessi; un’anagrafe della danza regionale, strumento fondamentale di promozione in Italia e all'estero della creatività del territorio. Il Fondo “Fare Anticorpi” prevede l’assegnazione, tramite bando, di un contributo volto alla valorizzazione della ricerca e dell'innovazione dei linguaggi coreutici: un sostegno economico concreto alla produzione e un’offerta di ospitalità artistica, grazie alla residenza creativa di dieci giorni nell’ambito di React! Residenze Artistiche Transdisciplinari. Alla selezione dei progetti potranno partecipare tutti gli autori di danza contemporanea e di ricerca della Regione iscritti al Registro e che non ricevono finanziamenti ministeriali.