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mercoledì 11 giugno 2008

IL PROGRAMMA UFFICIALE DEL XXXI INTEATROFESTIVAL - 2008


Teatro della Luna – Polverigi
28 e 29 giugno - ore 21.00 (80’)
NICO & THE NAVIGATORS (Berlino)
OBWOHL ICH DICH KENNE / SEBBENE TI CONOSCA
Intelligenti nemici e metà migliori
prima italiana - coproduzione Sistema Teatro Marche / Inteatro

regia Nicola Hümpel
scenografia Oliver Proske
musica Sabine Akiko Ahrendt, Thomas Bloch-Bonhoff
con Martin Clausen, Adrian Gillott, Oliver Zgorelec, Yui Kawaguchi

Meglio avere un nemico intelligente o un amico stupido? In un dialogo scandito da un violino e una tastiera e con uno sguardo ironico sulle piccole catastrofi quotidiane, Nicola Hümpel e i suoi Navigators portano in scena il complicato mondo delle relazioni amicali, fra obblighi, complotti e seduzioni.

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Teatro Comunale – Chiaravalle
28 giugno – ore 21.00 (120’)
BOCK & VINCENZI (Londra)
THE INFINITE PLEASURES OF THE GREAT UNKNOW
Dr Mabuse versus King Lear
prima italiana - con il sostegno del British Council

di Franck Bock e Simon Vincenzi
suono Luke Stoneham

Schierati l’uno contro l’altro, il feroce protagonista della trilogia filmica di Fritz Lang ed il sovrano shakespeariano si scontrano in una guerra di comunicazione, celebrando la morte della realtà in scena. La fitta trama sonora e coreografica si fonde così con una paradossale dimensione linguistica, fatta di parole perpetuamente ri-tradotte con l’utilizzo del sistema on-line Babel Fish.

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Villa Nappi e diversi luoghi – Polverigi
28 e 29 giugno – dalle ore 20.00
IFA InteatroFestival Academy ‘08
LAVORI PUBBLICI
nell’ambito di Scenari Danza 2.0 e di Identità e visioni / Co-habitat - ingresso libero

di e con Filippo Andreatta, Francesca Bucciero, Chiara Caimmi, Francesco Cerruti, Francesca Cola, Giulia Fani, Shimrit Golan, Catarina Goncalves, Valeria Mastropasqua, Francesca Parri, Eden Pereti, Alberto Spagone, Till Niklaus Wyler von Ballmoos
e con la complicità di Nicola Hümpel, Miyoko Urayama, Maria Donata D’Urso, Michele Abbondanza, Caden Manson, Jemma Nelson, Benjamin Verdonck, Rosa Casado

Dopo i 2 mesi di residenza a Villa Nappi dove hanno partecipato ai workshop dei maestri internazionali, i “giovani creatori di senso” di Scenari Danza 2.0 selezionati per partecipare ad IFA - InteatroFestival Academy 2008, fanno dello spazio pubblico una scena diffusa, intercettando, coinvolgendo sorprendendo gli spettatori con le proprie personali azioni performative.

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Sala Sommier, Villa Nappi – Polverigi
28 giugno – ore 22.30 / 28 giugno – ore 21.00 (90’)
GUSTAVO FRIGERIO / ECOLE DU THÉÂTRE DES TEINTURERIES (Losanna)
UN ENNEMI DU PEUPLE - UN NEMICO DEL POPOLO
prima italiana

da Henrik Ibsen
regia Gustavo Frigerio
con Cyril Ansermet, Sarah Anthony, Robin Bezençon, Vanessa Coléno, Damien Gauthier, Sébastien Gautier, Militza Gorbatchevsky, Virginie Kaiser, Olivier Magnenat, Floriane Mésenge, Laure Nathan - allievi del II anno 2006-2009

Gli allievi-interpreti della scuola svizzera affrontano uno dei testi più politici di Henrik Ibsen, confrontandosi con le questioni fondamentali che riguardano le loro vite alla soglia dell'età adulta. La scuola propone un ciclo triennale di formazione professionale per attori in cui le tecniche di recitazione si combinano con l’esplorazione dell'interpretazione, le ricerche e gli studi letterari, critici, politici.

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Villa Nappi - Polverigi
28 giugno - ore 15.30/19.00
29 giugno - ore 10.00/13.00
TAVOLA ROTONDA - ALTA FORMAZIONE E RICERCA
Incontro dedicato ai progetti di formazione artistica residenziale nell’ambito delle arti performative
nell’ambito di Perform_A/INTERREG Transfrontaliero Adriatico

Un momento d’incontro aperto alle realtà che in Italia e in Europa (con particolare attenzione ai Paesi Balcanici) sostengono e promuovono progetti di perfezionamento artistico a carattere residenziale per professionisti delle arti sceniche. Un confronto ed uno scambio di saperi, nella prospettiva di un ampliamento europeo del progetto IFA - InteatroFestival Academy e di Perform_A, rete adriatica delle performing arts.

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Parco, Villa Nappi – Polverigi
dal 28 giugno al 5 luglio
ADRIANA ZAMBONI (Torino)
E-S-quilibri – laboratorio di acrobatica ambientale
produzione Inteatro - nell’ambito di CEA – Centro di Educazione Ambientale

Il clima è in ‘e-s-quilibrio’, il mondo è in ‘e-s-quilibrio’… e noi? Come facciamo a mantenerci in equilibrio? Meglio provare ad attrezzarci. Imparare a tenere l’equilibrio ci insegnerà a esaminare le troppe cause degli scompensi ambientali affrontandole una alla volta.

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Teatro Comunale – Chiaravalle
2 luglio – ore 22.30 / 3 luglio – ore 21.30 (35’)
SANTASANGRE (Roma)
CONCERTO PER VOCE E MUSICHE SINTETICHE (SECONDO STUDIO)
coproduzione Sistema Teatro Marche / Inteatro
nell’ambito di Identità e visioni / Co-habitat

ideazione Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo
elaborazione video e partitura sonora Diana Arbib, Luca Brinchi, Pasquale Tricoci, Dario Salvagnini
corpo e voce Roberta Zanardo
costume di scena Maria Carmela Milano
vincitore di NUOVE CREATIVITA’ / con il sostegno di ETI Ente Teatrale Italiano

Un esperimento coreo-sonoro in cui lo spazio dell’azione è concepito come una grande lanterna magica: fonti luminose, ologrammi, suoni campionati direttamente in scena ed elementi naturali compongono un sentiero che conduce verso l’acqua e la sua assenza. Una riflessione sulla straordinaria bellezza e forza di questo elemento attraverso la musica, l’immagine, il canto e il corpo, in una sintesi di effetti, tra artificialità e natura.

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Sala Sommier, Villa Nappi - Polverigi
2 luglio – ore 22.30 / 3 luglio – ore 21.00 (50’)
MANAH DEPAUW / BERNARD VAN EEGHEM (Bruxelles)
HOW DO YOU LIKE MY LANDSCAPE
anteprima in collaborazione con Dro de sera FIES 2008 – prenotazione obbligatoria

di e con Manah Depauw & Bernard Van Eeghem

In un paesaggio bucolico, in cui l’apparente tranquillità camuffa le bestie, le ombre, le catastrofi imminenti, gli artisti ridefiniscono il ruolo del corpo umano nella realtà contemporanea, raccontandone l’evoluzione, lo sviluppo e la trasformazione in quattro episodi (Genesi, Nascita dell’uomo, La Bestia e Apocalisse).

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Scuola Media (atrio) – Polverigi
dal 2 al 5 luglio – ore 21.00/ 22.30/ 24.00 (30’)
ORTHOGRAPHE (Ravenna)
TENTATIVI DI VOLO
produzione Inteatro – spettacolo per 20 spettatori - prenotazione obbligatoria
nell’ambito di Identità e visioni / Co-habitat

regia, camera ottica e suoni Alessandro Panzavolta
con Roberta Galassini, Sara Masotti, Valentina Parmigiani, Angela Longo
datore luci Francesco Antonelli

All'interno di una camera oscura, i venti spettatori vivono l’esperienza del volo notturno e come in sogno il corpo assume la leggerezza dell'aria, continuamente minacciato dalla caduta. Partendo dalle opere più noir di Goya, lo spettacolo ricrea una distorta e paradossale gravità, servendosi di stimolazioni visive ed uditive, ribaltando le percezioni e facendo della vista un atto di creazione.

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Roccolo – Polverigi
dal 2 al 5 luglio – dalle 21.00
BENJAMIN VERDONCK (Anversa)
LA NEVE / Ice cream for everyone
kalender project - ice cellar project
evento unico - produzione Sistema Teatro Marche / Inteatro - ingresso libero

ideazione Benjamin Verdonck, Valentine Kempinck
collaborazione artistica Geert Opsomer, Séba Hendrickx

Ci sono memorie indelebili nella vita di una comunità ed altre che si sciolgono come neve d’estate. Invitato da Inteatro a creare un evento unico all’interno del Festival, l’eclettico artista belga propone al pubblico la riscoperta di un’usanza del passato, di quando erano le stagioni a scandire le azioni quotidiane ed i mestieri di una comunità, prima dell’avvento della refrigerazione elettrica.

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Vie e Roccolo – Polverigi
dal 2 al 5 luglio – dalle 21.00
ROSA CASADO (Madrid)
WELL-BEING & WELFARE
prima italiana - ingresso libero

di e con Rosa Casado

Quest’azione scenica sul progresso, le sue regole, i suoi effetti, l’accumulo che il suo incedere produce, è un gioco collettivo che coinvolge il pubblico in prima persona. Attraverso l’uso di piccoli oggetti quotidiani e alcune regole dettate dall’artista, gli spettatori trasformano la performance e con essa la realtà, tutti coinvolti nel “gioco dello stare bene”.

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Teatro del Parco, Villa Nappi – Polverigi
4 luglio – ore 23.00 (60’)
MERCAN DEDE (Istanbul)
SECRET TRIBE
Concerto

danza Mira Burke

Dall’unione dei suoni digitali ed elettronici con quelli della tradizione musicale turca, nasce un armonico linguaggio universale, capace di coinvolgere giovani e adulti, antico e moderno, est e ovest. Il musicista turco-canadese sale sul palco con il suo gruppo, i suoi strumenti elettronici, i piatti ed il tradizionale flauto di legno, accompagnato dall’ensamble di danza dervish ‘Mira Burke’.

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Teatro della Luna – Poverigi
2 luglio – ore 21.00 / 3 luglio – ore 22.30 (55’)
CLÁUDIA DIAS / RE.AL (Lisbona)
DAS COISAS NASCEM COISAS
prima italiana

regia e coreografia Cláudia Dias
con Lança e Rui Silveira
progettazione dello spazio Walter Lauterer

Dalla relazione coreografica tra le azioni e la narrazione, la descrizione, la coreografa e danzatrice portoghese sperimenta i limiti della traduzione del movimento, creando una sorta di test sulle possibili variazioni e differenze esistenti tra la definizione, il commento e l’opinione; esplorando le possibili connessioni che si stabiliscono fra il tempo dell’azione e quello dell’immagine.

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Teatro della Luna – Poverigi
4 e 5 luglio - ore 21.30 (50’)
MUTA IMAGO (Roma)
LEV_ULTIMA TAPPA
coproduzione Inteatro / Scenari Danza 2.0
nell’ambito di Identità e visioni / Co-habitat

ideazione Glen Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Massimo Troncanetti
regia Claudia Sorace
drammaturgia/suono Riccardo Fazi
realizzazione scena Massimo Troncanetti
con Glen Blackhall

Spettacolo segnalato al Premio tuttoteatro.com - Dante Cappelletti 2007

Dalle memorie di un caso clinico di neuropsichiatra russo, il raffinato gruppo romano ha tratto un lavoro scenico coprodotto da Inteatro, nel più ampio contesto di Scenari Danza 2.0, il bando che sostiene i giovani talenti della scena contemporanea. Un performer, solo, in uno spazio vuoto ed esploso come la sua identità, lotta con il suo passato, coi ricordi, con l’oblio, con i pezzi della sua memoria in frantumi.

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Parco, Villa Nappi – Polverigi
4 e 5 luglio – ore 20.00/23.00 (10’)
RES PUBLICA_WOLF KA (Parigi)
MOVING BY NUMBERS
spettacolo per uno spettatore – prenotazione obbligatoria

ideazione, coreografia, architettura Wolf Ka, Res Publica
dispositivo audio-tattile Lynn Pook, Julien Clauss
programmazione visiva Wolf Ka, Douglas Edric Stanley
danza Maria Donata D'Urso
costume interattivo Wolf Ka, Maurin Donneaud

E’ un’esperienza unica quella che si realizza tra lo spettatore ed il danzatore in questo lavoro per uno spettatore alla volta dell’artista franco tedesco. Una dimensione intima ed intensa, creata grazie ad un particolare dispositivo tecnologico la cui interfaccia visuale ed audiotattile stimola il corpo dello spettatore attraverso le azioni sceniche del danzatore. I due lati della relazione scenica divengono così partner artistici, abolendo la frontiera che separa lo spazio virtuale da quello reale.

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Teatro Comunale - Chiaravalle
4 e 5 luglio – ore 21.30 (20’)
DANIELE ALBANESE_STALK (Parma)
TIQQUN, NEMMENO L’ALLODOLA VEDE L’APERTO
nell’ambito di Scenari Danza 2.0

movimento, partitura fisica, drammaturgia Daniele Albanese
musica originale e drammaturgia Maurizio Soliani
regia audio, elaborazione suono/devices Antonio Verderi

Da una citazione di Heidegger, dalla sua riflessione sul rapporto essere umano-animale, e dal concetto ebraico di Tiqqun, traducibile come Riparazione, il danzatore e coreografo parmigiano esplora la contrapposizione tra organicità e forma, spingendosi verso il Limite dello spazio e della struttura compositiva. Movimenti e suoni continuamente decostruiti e ricomposti, lo scambio continuo tra gesto e movimento, a cercare “l’ostacolo” che segna “la via”.

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Teatro del Parco, Villa Nappi – Polverigi
5 luglio – ore 23.00 (80’)
ESZTER SALAMON (Berlino/Budapest)
MAGYAR TÁNCOK
prima italiana

ideazione Eszter Salamon
ideazione musicale Ferenc Salamon
con Robert Csögör, Zoltàn Gémesi, Endre Liber, Robert Liber, Ferenc Salamon, Erszébet Salamon, Eszter Salamon
musica voce di Bela Bartók Words to Cantata profana, Olyat vágok háromfele (song for cane dance) and Richie Hawtin

La coreografa e danzatrice ungherese, accompagnata sul palco dalla sua famiglia, porta in scena le proprie origini artistiche, rileggendo le tradizioni musicali e coreografiche ereditate alla luce delle tecniche contemporanee. Un progetto biennale incentrato sull’identità, le radici; un incontro danzato tra sé stessa, la propria appartenenza ed il pubblico.

XXXI INTEATROFESTIVAL - POLVERIGI+CHIARAVALLE (28.06/05.07)


Al XXXI InteatroFestival (Polverigi e Chiaravalle, 28 giugno – 5 luglio 2008), prime nazionali, debutti e coproduzioni con BENJAMIN VERDONCK (Anversa), BOCK & VINCENZI (Londra), CLÁUDIA DIAS (Lisbona), ESZTER SALAMON (Berlino-Budapest), GUSTAVO FRIGERIO / ECOLE DU THÉÂTRE DES TEINTURERIES (Losanna), IFA InteatroFestival Academy 08, MANAH DEPAUW / BERNARD VAN EEGHEM (Bruxelles), MERCAN DEDE (Istanbul), MUTA IMAGO (Roma), NICO & THE NAVIGATORS (Berlino), ORTHOGRAPHE (Ravenna), ROSA CASADO (Madrid), SANTASANGRE (Roma), RES PUBLICA_WOLF KA (Parigi), DANIELE ALBANESE_STALK (Parma), ADRIANA ZAMBONI (Torino).

POLVERIGI (AN), 6 giugno 2008. Si terrà dal 28 giugno al 5 luglio 2008, a Polverigi e Chiaravalle (AN), la XXXI edizione di InteatroFestival vetrina di giovani talenti ed affermati performer che percorrono la strada della ricerca e dell’innovazione artistica.
Aprirà il Festival la nuova produzione di Nico and the Navigators, tra le più affermate compagnie della scena indipendente berlinese, che torna a Polverigi dopo il successo di Der Familienrat del 2004. Lo spettacolo dal titolo Obwohl ich dich kenne - Sebbene ti conosca. Intelligenti nemici e metà migliori sarà proposto in prima italiana (28 e 29 giugno, ore 21 - Teatro della Luna, Polverigi), in coproduzione con Sistema Teatro Marche / Inteatro. Un racconto divertente e poetico sull’amicizia, mix surreale e ludico di teatro fisico e visuale, danza, testo e design. Tra intrighi, relazioni obbligate e piccole catastrofi quotidiane, i berlinesi affondano il dito nelle ferite più profonde dei nostri tempi, in un dialogo scandito da un violino e una tastiera.
La compagnia londinese Bock & Vincenzi presenterà in prima italiana The infinite pleasures of the great unknow. Ovvero il Dr. Mabuse contro Re Lear (28 giugno ore 21 – Chiaravalle), spettacolo realizzato col sostegno del British Council. Una farsa teatrale che celebra la morte della realtà attraverso la libera reinvenzione di due celebri personaggi, in una dimensione linguistica surreale e provocatoria composta con il traduttore telematico Babel Fish.
In un’ottica di sostegno e lancio di giovani talenti, il Festival proporrà Lavori Pubblici, una non stop di teatro e danza animata dai giovani performer di IFA ’08 (28 e 29 giugno dalle ore 20 - Villa Nappi e diversi luoghi, Polverigi), con azioni sceniche site specific, momenti inattesi di spettacolo e performatività, reinvenzione di spazi pubblici. I 13 partecipanti ad IFA – InteatroFestival Academy ’08, il programma internazionale di alta formazione e ricerca di Inteatro realizzato nell’ambito del progetto Scenari Danza 2.0, sono Filippo Andreatta, Francesca Bucciero, Chiara Caimmi, Francesco Cerruti, Francesca Cola, Giulia Fani, Shimrit Golan, Catarina Goncalves, Valeria Mastropasqua, Francesca Parri, Eden Pereti, Alberto Spagone, Till Niklaus Wyler von Ballmoos. Parallelamente sarà proposto lo spettacolo Un nemico del popolo (28 giugno ore 22,30 e 29 giugno ore 21 - Sala Sommier di Villa Nappi, Polverigi), realizzato dagli allievi del II anno della Ecole du Théâtre des Teintureries di Losanna, che guidati dal regista e maestro GUSTAVO FRIGERIO affrontano uno dei testi più politici di Henrik Ibsen e si confrontano con le questioni fondamentali della vita alla soglia dell'età adulta. Un interessante momento di confronto tra centri di alta formazione per performer che troverà ulteriore sviluppo in un incontro dedicato ai progetti di formazione artistica residenziale nell’ambito delle arti performative, una Tavola rotonda dal titolo Alta formazione e ricerca (28 e 29 giugno, Villa Nappi – Polverigi), organizzata nell’ambito del progetto Perform_A/INTERREG Transfrontaliero Adriatico.

Due i percorsi tematici che il Festival percorrerà nella seconda parte di programmazione, esplorando le possibili declinazioni dell’impegno e dell’interesse artistico di Inteatro.
Un primo percorso è quello dedicato ai dispositivi della visione e ai processi di creazione dell’immagine. Nello spettacolo How do you like my landscape (2 luglio ore 22,30 e 3 luglio ore 21 – Sala Sommier di Villa Nappi, Polverigi), un’anteprima in collaborazione con Dro de sera FIES 2008, i belgi Manah Depauw & Bernard Van Eeghem attraverso una lieve ed intima manipolazione degli eventi scenici proporranno una nuova prospettiva sul corpo umano e sul rapporto con la società e l’ambiente. In Tentativi di volo (dal 2 al 5 luglio, ore 21/22,30/24 - Atrio Scuola Media, Polverigi), spettacolo prodotto da Inteatro, per 20 spettatori, il giovane gruppo Orthographe prosegue la ricerca intorno alla camera ottica per ricreare l’esperienza del volo notturno, la sensazione di un corpo sospeso. Giovani ed italiani anche i componenti della compagnia romana Santasangre, che proporrà lo spettacolo Concerto per voce e musiche sintetiche – secondo studio (2 luglio ore 22,30 e 3 luglio ore 21,30 – Teatro Comunale di Chiaravalle): un esperimento corale e fortemente sensoriale sul tema dell’acqua e della sua mancanza, coprodotto da Sistema Teatro Marche / Inteatro, in cui la scena sarà concepita come una grande lanterna magica. Sarà una scena scomposta e ricomposta anche quella dei Muta Imago, gruppo romano di recente formazione: con tre pannelli di plexiglass, uno spazio nudo pieno di farina, tre lampade, Lev_ultima tappa (coproduzione Inteatro / Scenari Danza 2.0) esplora la lotta di un uomo con il suo passato, con i frammenti della sua memoria (4 e 5 luglio ore 21,30 – Teatro della Luna, Polverigi). Infine, i francesi Res Publica_Wolf Ka proporranno Moving by numbers (4 e 5 luglio, ore 20 e 23 – Cortile Villa Nappi, Polverigi), installazione/performance coreografica per un solo spettatore alla volta ambientata in un dispositivo scenico interattivo in cui performer e pubblico sono allo stesso tempo soggetti ed oggetti dell’evento.

La sperimentazione del gesto e dell’azione teatrale nello spazio pubblico sarà la seconda fondamentale linea tematica del Festival. In questo orizzonte estetico e narrativo, il performer belga Benjamin Verdonck con La Neve / Ice cream for Everyone, una produzione di Sistema Teatro Marche / Inteatro (dal 2 al 5 luglio ore 21 e 24 - Roccolo, Polverigi), ha concepito un evento unico, un percorso nella memoria collettiva che si concretizzerà in un antico cubicolo anticamente utilizzato per la fabbricazione del ghiaccio di cui si è perso l’uso. La coreografa e attrice indipendente madrilena Rosa Casado con il suo Well-being & welfare, spettacolo in prima italiana (dal 2 al 5 luglio dalle ore 21 - vie e Roccolo di Polverigi), proporrà al pubblico un gioco da affrontare in prima persona, per riflettere sul progresso, le sue regole ed i suoi effetti. Gli spettatori saranno di nuovo chiamati all’azione sul palcoscenico dalla coreografa e danzatrice ungherese Eszter Salamon (5 luglio ore 23 – Parco di Villa Nappi, Polverigi), che accompagnata da 4 musicisti di musica tradizionale ungherese coinvolgerà il pubblico nel suo Magyar táncok in prima italiana.

Tra gli ospiti della seconda parte di InteatroFestival, Cláudia Dias, artista di rilievo della nuova scena portoghese, intelligente esponente della “non danza”, tornerà a Polverigi dopo lo straordinario assolo di Visita Guiada del 2006. Il suo nuovo spettacolo dal titolo Das coisas nascem coisas (2 luglio ore 21 e 3 luglio ore 22,30 - Teatro della Luna, Polverigi), in prima italiana osserva e spinge al limite le implicazioni esistenti tra azione e parola, interrogando le connessioni che si stabiliscono fra il tempo dell’azione e il tempo dell’immagine.
Il Festival ospiterà inoltre, nell’ambito del progetto Scenari Danza 2.0, uno degli ultimi lavori del danzatore Daniele Albanese e del suo gruppo di lavoro STALK: Tiqqun, nemmeno l’allodola vede l’aperto (4 e 5 luglio ore 21,30 - Teatro Comunale di Chiaravalle), una composizione e coreografia di azioni intorno allo studio dell’Essere Umano e del Limite.
Ad animare il Parco di Villa Nappi il 4 luglio alle ore 23 sarà il poliedrico musicista Arkin Allen in arte Mercan Dede - tra i maggiori ed influenti creatori di musica elettronica e tradizionale - che nel concerto dj-set Secret Tribe unirà generi musicali apparentemente distanti ed opposti secondo i principi della filosofia Sufi in un evento composito ed originale. Inoltre lo spazio della Villa sarà luogo di incontro e divertimento con E-S-quilibri, laboratorio di acrobatica ambientale (dal 28 giugno al 5 luglio – Parco, Villa nappi – Polverigi), curato da Adriana Zamboni e prodotto da Inteatro nell’ambito di CEA, il Centro di Educazione Ambientale creato per realizzare eventi performativi sui temi della sostenibilità.

InteatroFestival 2008 è un evento realizzato da Inteatro con il sostegno di Unione Europea, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Marche, POGAS Marche ‘Giovani ricercatori di senso’, Presidenza del Consiglio dei Ministri – POGAS Politiche Giovanili ed Attività Sportive, Perform_A-Interreg Adriatico, Provincia di Ancona-Cohabitat, Comune di Polverigi, Comune di Chiaravalle, British Council. Il Festival inoltre è sponsorizzato da SIGE – Accessori in filo metallico Wire products e si avvale della collaborazione tecnica di ASP – Azienda Servizi Polverigi, C&S – Computer & Service, GOMARCHE.IT – il primo quotidiano on line delle Marche, UNIPOL Assicurazioni.

BIGLIETTI: 5 e 10 euro; riduzione 8 euro (under 25 e over 65); carnet 5 spettacoli 40 euro. Ingresso libero: Lavori Pubblici – IFA ‘08, Well-being & welfare, La Neve. Prenotazione obbligatoria: Tentativi di volo, Moving by numbers, How do you like my landscape, Un nemico del popolo. INFO: INTEATRO, Villa Nappi - Via Marconi 75, 60020 Polverigi (AN)
tel. +39.071.9090007 fax. +39.071.906326 info@inteatro.it

UFFICIO STAMPA: Simona Marini tel. +39.328.9225986 - Maria Giulia Guiducci tel. +39.071.9090007
e-mail: ufficiostampa@inteatro.it - comunicazione@inteatro.it

sabato 24 maggio 2008

PAZZI CAVALLI NOTTI E NOCI

Il Teatro Necessario, il trio di teatro di strada/nouveau cirque con base a Colorno, porta da anni i suoi spettacoli dappertutto, esplorando in lungo ed in largo tante città italiane ed estere. Dai festival più blasonati alle piccole rassegne di artisti nei centri minori, il Teatro Necessario è stato un po’ ovunque, sviluppando un senso dello spazio in cui le distanze sono molto raccorciate, non contano. E questa volta, organizzando e raccogliendo alcuni fra i più divertenti ed interessanti gruppi di teatro di strada contemporaneo, ha coinvolto l’est e l’ovest della Provincia: il 7 giugno per tutta la giornata il pubblico potrà assistere a più di 10 performance, spostandosi tra Motechiarugolo e Noceto, abbattendo il quotidiano senso di confine, geografico e scenico. Il pomeriggio dunque, dalle 15.00, Pazzi & Cavalli – Piccola rassegna di artisti di razza, giunta alla sua III edizione, allieterà con acrobati, clown, musicisti ed i trotti, i galoppi, le corse la speciale cornice dell’Ippodromo del Castello di Montechiarugolo (PR). Un inconsueto abbinamento, un’opportunità per vedere da vicino animali ed artisti di razza esibirsi ciascuno nella sua pista. Come Adrian Kaye, eclettico mimo inglese che nel suo Nobody is Perfect si trasforma in qualunque cosa di buffo ed imperfetto ci si possa immaginare, senza mai dire una sola parola, servendosi solo di una piccola valigia e dei suoi inusuali oggetti. L’improvvisazione e il pubblico hanno un ruolo determinante, creando un gioco teatrale di grande comicità anche in Cafè de Olla degli spagnoli Aticus Tilt: dalla fusione di due compagnie è nato uno spettacolo che come la bevanda da cui prende il titolo (un caffè messicano molto particolare) è fatto di tanti diversi ingredienti, dosando, equilibrando sapori e odori in un gusto unico e forte. Ispanici ma sudamericani gli acrobatici Los Chatos, duo cileno vincitore di numerosi premi con Versus, spettacolo tra danza, acrobazia e giocoleria. Romagnoli doc invece i Makkaroni Band, quattro musicisti che mixano stili musicali e generi artistici, fondendo il teatro con la musica araba, balcanica, folk, con lo swing, il klezmer, il blues e molto altro. Un’alchimia musicale di grande energia e dal look molto particolare. Scesa la sera, il carrozzone del circo contemporaneo si sposterà a Noceto per la II edizione di Le Mille e una Nòce, Festival internazionale di teatro di strada, dalle 21.00 in tutti gli angoli del centro storico. Di nuovo, per chi li avesse persi il pomeriggio, Adrian Kaye, Los Chatos e gli Aticus Tilt; con loro altri e nuovi gruppi da tutto il mondo. I Los Gingers, spagnoli, porteranno il loro spettacolare Pelas y Plumas: i quattro pluripremiati circensi hanno creato in un ambiente da varietà uno show fatto di musica, ballo, glamour, giocoleria, e acrobazie impossibili. Italiani e divertentissimi, Mortimer il fachiro tonto e Dosolina, la sua maledstra e svogliata assistente, accoglieranno il pubblico nel loro spettacolo buffo e magico, in cui assistere a trasformazioni straordinarie, danze scatenate anni ’70 ed un finale a sorpresa di vero fakirismo. Dalla Romania arrivano i Klez Gag, band che rielabora le tradizioni popolari e la musica klezmer, balcanica e dei paesi dell'est Europa. Ancora un duo nostrano, i Cip&Ciop, alias Edoardo Mirabella e Diego Draghi, che insieme dal 1996 in Panem et Circensis parodiano il circo tradizionale, servendosi del linguaggio del corpo e degli oggetti per portare avanti una ricerca sulla comicità, a viso scoperto. Il gran finale è affidato alla musica travolgente, swing e rok’n roll, con ritmi retrò che faranno ballare anche i più recalcitranti. Portando un teatro inatteso in luoghi altrettanto non convenzionali, fra i cavalli dell’Ippodromo di Montechiarugolo e fra le stradine del centro di Noceto, il Teatro Necessario dimostra cosa sia il concetto di Provincia e come lo spettacolo si possa agire da un capo all’altro del mondo e della Via Emilia.

TEATRO POESIA E IDENTITA'

La poesia è voce, è lettura, è parole pronunciate, intonate, declamate. E dunque, com’è naturale, all’interno del ParmaPoesia Festival è stato riservato ampio spazio al teatro, arte che meglio esprime i versi, ne veicola la liricità, dà loro una vita nuova ed altra. Ad unire alcuni importanti attori italiani con versi stranieri e classici della nostra letteratura in questa edizione ci ha pensato il Teatro Festival Parma, creando per l’occasione un cartellone ad hoc, Teatro Festival Poesia, che dal 19 al 24 giungo, vedrà impegnati artisti noti della scena italiana e parmigiana ed alcuni autori illustri. Fra gli ospiti stranieri più autorevoli Hans Magnus Enzensberger, ultimo grande epigono di Bertold Brecht, noto in Italia grazie a Nanni Moretti, che lo cita nel suo Caro diario come idolo intellettuale che rifiuta la televisione ma che si lascia sedurre da Beautiful, ed al suo testo di matematica per bambini, Il mago dei numeri (Einaudi 1997), da noi fortunato best-seller per adulti. Figura eclettica del panorama letterario internazionale, Hans Magnus Enzensberg sarà protagonista dell’incontro con Alfonso Berardinelli alla Casa della Musica dal titolo Che noia la poesia (Pronto soccorso per lettori stressati), che riprende il volume scritto a quattro mani per Einaudi nel 2006. I suoi versi poi saranno letti alle al Chiostro di Sant’Uldarico da Maria Paiato e Paolo Serra, mentre il pubblico potrà incontrarlo in un aperitivo-dibattito ai Portici del Grano. Ad accompagnare Enzensberg in questi eventi sarà lo statunitense Stanley Moss, conosciuto mercante d’arte, poeta ed editore (con la sua Sheep Meadow Press), legato all’Italia dalla II guerra mondiale e dalla rivista letteraria “Botteghe oscure”. Altro genere ed altra provenienza, i versi di Agi Mishol, una delle più apprezzate poetesse israeliane contemporanee, saranno combinati con quelli del poeta musulmano Mohammed Bennis e dello scandinavo Jesper Svembro, membro dell’Accademia delle Scienze di Stoccolma e filologo classico, in un aperitivo – incontro con il pubblico e in un reading grazie ancora alle voci di Maria Paiato, Paolo Serra e Giuseppe Battiston. Agi Mishòl, poetessa e traduttrice esoterica, ha sviluppato uno spirito poetico evocativo, profetico eppure ironico, sagace; ironia che anche Svenbro usa nei suoi componimenti, con collegamenti alla prosa di uso burocratico e scientifico. Mohammad Bannîs, presidente della Casa della poesia a Casablanca, è invece fautore di un messaggio poetico dall’alto valore umanitario, votato all’incontro con altre culture ed alla salvaguardia dell’individualità. Due gli autori italiani presenti nella micro rassegna teatrale, molto lontani tra loro ma entrambi fortemente influenti sulla cultura letteraria contemporanea: Pier Paolo Pasolini, con due opere filmiche poetiche ed alcuni componimenti, e Virgilio, con la sua opera più celebre. La proiezione all’Astra arena estiva di “Uccellacci e uccellini” e “Teorema”, incrociata con letture degli scritti pasoliniani, letti da Gigi Dall’Aglio, Paolo Bocelli, Tania Rocchetta e Roberto Abbati, porterà al pubblico una testimonianza di un linguaggio poetico per immagini applicato anche a trame sessualmente e socialmente molto forti o a intrecci apparentemente leggeri. Ultimo ma straordinario il contributo di Vittorio Sermonti che in Piazzale S. Francesco leggerà alcuni passi dell’ l’Eneide, in una serata dal titolo Enea non era vergine. Tanto meno sua madre.

LA POESIA DI UNA CITTA'

“Una bella poesia è un contributo alla realtà. Il mondo non è più lo stesso quando gli si è aggiunta una bella poesia”, diceva Dylan Thomas. E Parma anche quest’anno si è data da fare perché la realtà abbia una forma il più possibile armonica, perché intorno si crei qualcosa di nuovo e piacevole, che lasci il segno, non con una ma con un intero festival di poesie. Il ParmaPoesia Festival, in città dal 18 al 24 giugno, è un evento composito in cui le arti tutte si mettono al servizio del linguaggio lirico; un momento collettivo di scoperta del bello e di cambiamento, in cui assorbire attraverso la musicalità e la figuratività delle parole nuove dimensioni possibili del reale. Per altri versi, come recita il sottotitolo della IV edizione del Festival, ponendosi come sollecitazione all’esplorazione, alla pratica di nuove prospettive, di altre strade, punti di vista. “Uscire dai luoghi canonici della diffusione culturale per offrire nuovi spazi di riflessione e di incontro con il pubblico”, in un’ottica di gratuità pressoché totale: così il Comune, l’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Creatività Giovanile e quello al Turismo si propongono di affrontare la creazione e la scelta di alternative nella fruizione dell’Arte. A compensare lo stra-dominio della visione, delle immagini, della velocità dei segni grafici; a favorire la pre-visione, l’immaginazione, l’evocatività della parola, e la loro lenta sedimentazione. Il Festival ha una forte dimensione collettiva, pervasiva, che riguarda il pubblico, certo, ma anche i creatori e gli organizzatori: Nicola Crocetti, Giuseppe Marchetti, Daniela Rossi, Teatro Festival Parma e L’Argonauta hanno infatti coinvolto nella produzione e nella realizzazione degli eventi moltissime realtà culturali cittadine, generando un meccanismo virtuoso di produzione, di stimolazione creativa. Enti, associazioni, teatri, ensamble, numerosi artisti, di tutte le leve, di Parma e non… tutti protagonisti di un generale e massiccio movimento verso il bello e verso il pubblico, dovunque si trovino. I luoghi simbolo e gli angoli nascosti della città saranno i palcoscenici da cui declamare, leggere, suonare i versi, dal Teatro Regio al Materia Off, dimostrando chiaramente quanto la poesia sia un’arte trasversale se praticata in un’ottica diffusa e inclusiva, se non arroccata nei lirismi dotti di certe letture scolastiche. Una leggerezza a cui contribuiscono piccole cornici come gli Aperitivi e l’Almanacco dei Poeti, opportunità di incontro e confronto con i protagonisti del Festival, e Poesia Altrove, un’interazione tra autori e pubblico moderata da Neri Marcorè. Più specifiche e dedicate agli appassionati, le riflessioni presentate alle Lectio Magistralis vedranno salire in cattedra gli studiosi Lorenzo Mondo (Cesare Pavese), Nicola Gardini (Ted Hughes e Sylvia Plath) e Roberta De Monticelli (Le preghiere di Ariele). Fra queste anche Che cos’è la poesia?, incontro in cui il critico e saggista Alfonso Berardinelli affronterà i pregiudizi sull’accessibilità e la comprensibilità della poesia, seguendo le idee trovate con Hans Magnus Enzensberger, altro protagonista di primo piano della poesia internazionale presente al Festival, ed esposte nel volume omonimo sottotitolato Che noia la poesia. Perché questo è il vero obbiettivo del Festival: intercettare tanto i fedeli lettori quanto quelli stressati, annoiati, demotivati, per dar loro una risposta felice a esigenze spesso tradite. Anche attraverso l’aspetto più spettacolare, performativo della dimensione poetica, con le voci e le presenze intense di attori come Gabriele Lavia, Fabrizio Gifuni, Maria Paiato, il contributo di intellettuali come Vittorio Sermonti, la ricerca di performer contemporanei come quelli di Lenz, di artisti della parola e della materia come Antonio Catalano, Gigio Brunelli, l’arte di musicisti di tutte le razze, dai La Crus a Samuele Bersani, da Morgan a Nada a Bernarndo Lanzetti. Uno dei temi centrali del Festival sarà la migrazione e con essa l’identità linguistica, a cui sarà dedicata una sezione curata da Daniela Rossi con protagoniste alcune autrici indiane e pakistane e le loro opere in lingua inglese, recentemente tradotte e raccolte in un’antologia curata da Andrea Dirotti. Uno spazio specifico anche quello riservato all’editoria poetica con il Chiostro dei Poeti nella Chiesa della SS. Annunziata: una vetrina dedicata alla pluralità della parola poetica, arricchita da incontri, performance, presentazioni e incontri. Inoltre il giorno di San Giovanni, il 23, tornerà Un libro Un fiore, in cui all’acquisto di un volume poetico in una libreria della città si riceverà un fiore, simbolo di rinascita, di primavera sempre viva della lettura. Il ParmaPoesia Festival porta avanti così, in modo capillare e coraggioso, una pratica antica e in sviluppo costante, in contaminazione perenne, in continua lotta d’esistenza; perché Leopardi, Virgilio, Pavese, Alfredo Giuliani, Mario Luzi, Attilio Bertolucci (per lui anche un evento speciale domenica 29 giugno a Casarola di Monchio) siano un patrimonio condiviso e immortale.

HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER ESSERE UN ARTISTA

Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi. Piero Ciampi, cantautore livornese morto a 45 anni nel 1980, la vedeva così la condizione ideale di un poeta o di un cantante; e la viveva così. A lui, alla sua opera poetica in musica, il ParmaPoesia Festival dedica, sabato 21 giugno, un incontro al Ridotto del Teatro Regio, condotto da Alessandro Albertini, Enrico de Angelis (autore del libro Piero Ciampi, tutta l’opera, Arcana, 1992) e curato dal Comitato Organizzatore Piero Ciampi, ed un composito ed eccezionale concerto omaggio: E continuo a cantare vedrà avvicendarsi sul palco del Teatro Regio Nada, Samuele Bersani, Simone Cristicchi, Niccolò Fabi, Luca Faggella, Pino Marino, Morgan, Marco Ongaro, Pino Pavone, Bobo Rondelli, La Crus, ad interpretare con l’Orchestra del Teatro Regio di Parma le canzoni e i versi del cantautore livornese. Fin dalla sua morte, per un cancro alla gola forse causato da anni di alcolismo, molti interpreti italiani hanno dedicato a Ciampi omaggi, citazioni, momenti live e registrati, a sottolinearne l’importanza e l’influenza sulla canzone d’autore italiana: tributi a colui che ruppe molti degli schemi melodici e che rifuggì le regole dello star system di allora. Un grande e diffuso apprezzamento, nonostante l’insuccesso discografico e le disavventure personali. Prima fra tutti Nada, sua compaesana, con l’album Ho scoperto che anch’io, e recentemente con una tournée passata anche in questa stagione al Teatro delle Briciole con lo spettacolo-recital Il Mio Cuore Umano, musicaromanzo di Nada Malanima, Piero Ciampi e Gianni Marchetti. Poi Gino Paoli, che ha portato in tournée il repertorio migliore di Ciampi e che nel 1980 ha inciso un album intero con sue canzoni dal titolo Ha tutte le carte in regola. Ed ancora i La Crus, con la cover de Il vino, i Mercanti di Liquore con La moglie brontolona, i Marmaja con 6 Marzo, il cantautore lucchese Marco Panattoni, Renato Zero che gli dedicò L’aquilone Piero, Claudio Lolli, Zucchero, i Baustelle, Franco Califano, Giuseppe Pavone, che ne fu amico e compagno, e Luca Faggella che ha portato in scena un recital, Faggella Canta Ciampi, da cui è tratto il cd omonimo. Da Livorno, a Genova, a Milano, a Roma, passando per Parigi e l’Irlanda, Ciampi ha lasciato un segno forte sulla musica d’autore, influenzandone i toni, le atmosfere, i versi; ispirando e coinvolgendo molti artisti, che ne amano e continuano a scoprirne l’ironia, la schiettezza, la ruvida e dolente poesia. A Piero Ciampi è stato anche dedicato un Premio, per volontà dell'Arci di Livorno, che promuove il suo ricordo, attualizzandone il messaggio, sostenendo la creatività giovanile e la diversità dei generi espressivi, contrastando alcune tendenze discografiche che lo stesso Ciampi rigettò con forza.

giovedì 8 maggio 2008

UN PRESENTE CHE NON PASSA

“Un tentativo di prendere l’imprendibile”: così Danio Manfredini, intenso creatore ed interprete, descrive l’intimo percorso tracciato in Al presente, spettacolo premio Ubu nel 1999 di cui è regista ed attore. “Dopo il debutto l’ho portato in giro per 5 anni. Solo ora mi sono trovato a riattraversarlo e l’impronta per me è ancora molto presente” dice Danio. In scena al Teatro Europa, venerdì e sabato alle 21.15, Danio Manfredini si farà testimone, tramite di voci lontane e dolenti, quelle dei pazienti con cui ha a lungo lavorato presso una comunità psichiatrica. “Lo spettacolo è una sorta di autoritratto, nato quando ho lasciato il mio lavoro presso la comunità. Non è però necessariamente un’opera sulla follia. È un viaggio della mente, che si spinge verso la follia sì, ma come amplificazione delle emozioni di ognuno”. La storie dei pazienti, la loro speciale ed acuta sensibilità sono al centro di un’indagine sull’emarginazione e la sofferenza che valica la cosiddetta “diversità” e si nutre di immagini pittoriche. “Sono partito da una serie di scritti e disegni di Giacometti, quelli in cui in un foglio bianco è tracciata un piccola, esile e lunga figura. L’artista diceva che davanti ad un modello, al suo corpo ed alla sua immaginazione, quello che si può cogliere è solo la fuga. In scena ho un manichino che mi riproduce, molto simile alle sue opere scultoree, ed è l’essere che sfugge. Io attore invece sono colui che incarna le figure evocate, impresse nei miei ricordi, nelle emozioni e nelle affezioni.” Manfredini compone un autoritratto a mosaico, in cui dimensioni diverse s’intersecano l’una con l’altra: “c’è il contesto, il contemporaneo; c’è la mia biografia, il mio essere; e poi lo sdoppiamento, in cui mi faccio sia attore che figura scenica.” Con uno sguardo carezzevole ma duramente reale: “la lingua che uso viene dal contesto psichiatrico e per questo è immediata. Nel creare i personaggi ho attinto a riferimenti vivi, i pazienti, e partendo da un concetto imitativo ho poi sviluppato una maschera”. Lontano da qualunque definizione di teatro, sociale, civile, terapeutico, afferrando solo la poesia, appoggiandosi solo alla vita.

mercoledì 7 maggio 2008

ANTI CORPI PRO DANZA, EMILIANO ROMAGNOLA

‘Emilia Romagna felix’ la chiamano, terra felice di agroalimentare e di arti sceniche. Una regione la nostra in cui si moltiplicano, facendo intelligentemente sistema, unendosi in reti funzionali e fruizionali, le iniziative dedicate alle discipline artistiche dello spettacolo dal vivo. Fra queste, Anticorpi è una neo-nata rete di rassegne, festival e residenze creative incentrata sulla creatività della regione, quella giovane e quella affermata. Un progetto che unisce alcune importanti strutture, fra le quali la parmigiana Europa Teatri, da anni impegnata sul territorio nella produzione e la diffusione di un teatro innovativo e alternativo, nel comune segno scenico della poesia del corpo, delle sue declinazioni contemporanee. Venerdì al Teatro Comunale di Ferrara, altro partner illustre, saranno presentate le nuove iniziative della rete, realizzate grazie al sostegno dell'Assessorato Cultura della Regione Emilia-Romagna e del Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il ‘Registro della Danza Contemporanea e di Ricerca dell’Emilia Romagna’, sostenuto anche dagli Assessorati alla Cultura delle Province di Bologna e Ravenna, è un innovativo strumento di monitoraggio di coreografi, interpreti e creatori: un database on line che raccoglie informazioni aggiornate costantemente dalle compagnie e dagli artisti stessi; un’anagrafe della danza regionale, strumento fondamentale di promozione in Italia e all'estero della creatività del territorio. Il Fondo “Fare Anticorpi” prevede l’assegnazione, tramite bando, di un contributo volto alla valorizzazione della ricerca e dell'innovazione dei linguaggi coreutici: un sostegno economico concreto alla produzione e un’offerta di ospitalità artistica, grazie alla residenza creativa di dieci giorni nell’ambito di React! Residenze Artistiche Transdisciplinari. Alla selezione dei progetti potranno partecipare tutti gli autori di danza contemporanea e di ricerca della Regione iscritti al Registro e che non ricevono finanziamenti ministeriali.

lunedì 28 aprile 2008

Stragi. 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema


Titolo: Stragi. 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema
Adattamento drammaturgico, ideazione e regia: Carlo Ferrari
Con: Emanuele Arata, Michela Astri, Pietro Bertora, Erika Borella, Andrea Costa, David Findardi, Nicola Savani, Agnese Scotti, Franca Tragni
Produzione: Teatroperunpò
Giudizio: **** 4 stelle


La strage di Sant'Anna di Stazzema ha segnato una delle pagine piu' nere della storia recente e le celebrazioni del XXV Aprile in città hanno avuto diverse occasioni di farne memoria. Dopo lo spettacolo di Elisabetta Salvatori, domenica al Parco del Naviglio è andato in scena l'allestimento Stragi. 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema, curato e ideato da Carlo Ferrari, che con l'affiatato gruppo di attori del Teatroperunpò ha riportato al presente quei fatti, quelle persone, quei luoghi e quelle vicende giudiziarie. L'evento, realizzato da Progetti&Teatro con il Quartiere San Leonardo ed il sostegno di Conad Cronos, un collettivo momento di commozione, riflessione e informazione, forte di una documentazione storica dettagliata e toccante, incrocia la storia personale delle 560 vittime con l'efferata storia mondiale. Intorno alla candida e scarna croce issata al centro della scena, simbolo di Sant'Anna, della purezza dei civili caduti, della solitudine in cui a lungo sono stati lasciati, gli attori entrano ed escono da ogni direzione, con ritmo preciso e serrato, disponendosi a schiera, esponendosi soli o a coppie, riempiendo lo spazio con sguardi, gesti e movimenti intensi nella loro essenzialità, secchi e rapidi come ordini, come colpi di mitraglia, come proiettili. Ognuno a dire la propria storia, a ricordare i numeri e le atrocità, senza diventare la Bruna, senza interpretare l'Evelina, Ennio o il caporale delle SS interrogato a Norimberga. Ognuno protagonista della propria morte o della propria salvezza, ognuno tramite della Storia, quella consumata per le strette vie del paese, quella travisata per decenni, quella celebrata in tribunale solo nel 2004 (con gli ergastoli per le SS e fascisti collaborazionisti che si macchiarono ti tali orrendi crimini, tutti ormai ultra ottantenni). Con uno sguardo cupo ma oggettivo, dolente ma mai pietoso, il Teatroperunpò regala al pubblico una preziosa occasione di conoscere meglio sé stessi, di sapere chi si è stati nell'Agosto del 1944, vittime o assassini, in camicia nera o coperti di stracci, a volto coperto o carbonizzato. Da ricordare anche l'uscita, il prossimo anno, del film Miracle at St. Anna, diretto da Spike Lee e tratto dal libro omonimo di James Mc Bride: l'incontro tra un bambino sopravvissuto e un soldato afroamericano, sullo sfondo dell'orribile strage nazi-fascista.

SCALPICCII SOTTO I PLATANI

Titolo: Scalpiccii sotto i platani
Scritto, diretto e interpretato da: Elisabetta Salvatori
Musiche: Matteo Ceramelli (violino)
E con la partecipazione di: Ennio Mancini
Giudizio: **** (4 stelle)


Chi visita il piccolo paese versiliese di Sant’Anna di Stazzema ci trova un gran silenzio; non quiete, ma un’atmosfera irreale, sacrale. Salendo per la stradina tortuosa, appena arrivati s’incontra una piazza ampia, intitolata ad Anna Pardini, una dei cento bambini che il paese non ha visto crescere. Sulla collina poco più in là si erge il sacrario-ossario che i pochi abitanti superstiti hanno eretto in memoria delle vittime, devolvendo ciascuno un terzo dell’indennità di guerra ricevuta alla fine degli anni ’40. Il racconto che Elisabetta Salvatori ha tessuto intorno ad uno dei più efferati e massicci eccidi perpetrati dai nazisti contro i civili italiani inizia così, con la descrizione del luogo, delle persone di Sant’Anna: un paesucolo di montagna abbarbicato alla base delle Apuane, che durante la guerra accolse circa un migliaio di sfollati e che di battaglie ed armi non aveva ancora sentito i clamori. La Salvatori ha ricostruito nello spettacolo-narrazione “Scalpiccii sotto i platani”, ospitato dal Teatro Baratta di Medesano nell’ambito dei festeggiamenti provinciali del XXV Aprile, la tragica vicenda della strage nazista di 560 persone, componendo un toccante e luminoso affresco del paese e dei suoi abitanti, delle tradizioni, delle faccende quotidiane, dei bambini che giocano sotto i platani davanti alla chiesa…fino al funesto mattino del 12 agosto 1944, quando nulla rimase in vita a Sant’Anna, neanche un animale. Si salvarono solo quelli rimasti sotto i corpi degli altri o fuggiti prima dell’arrivo delle colonne di SS. Sulle note popolari eseguite dal vivo in scena dall’intenso e delicato violino di Matteo Ceramelli, il pubblico vede e sente Sant’Anna, incontra Aspasio, l’Irma, l’Ida, le donne, le madri, i bambini e i vecchi rimasti in paese e caduti sotto la violenza nazista una tragica mattina di agosto, con gli americani fermi a Pisa e i partigiani sui monti. Al termine dello spettacolo la testimonianza lucida, garbata, importante di Ennio Mancini, uno dei pochi superstiti, ha aggiunto al ricordo ed all’emozione l’indignazione per le vicende giudiziarie che hanno visto riconosciute le atroci responsabilità naziste e fasciste solo nel 2004. Lo spettacolo sarà a Langhirano al Teatro Aurora il 14 maggio, in matinee per le scuole ed alle 21 per il pubblico.

IL TEATRO NAZIONALE PALESTINESE A INTEATRO - POLVERIGI



ECCO CHI IN QUESTI GIORNI OCCUPA LA RIDENTE FORESTERIA VILLA NAPPI DI INTEATRO A POLVERIGI. PROTAGONISTA DEL FILM 'LA BANDA' OGGI NELLE SALE ITALIANE E GIA' PASSATO PER CANNES, SARà PRESTO IN UNA NUOVA PELLICOLA D'AUTORE PALESTINESE. NEL FRATTEMPO FA TRAINING CON GABRIELE VACIS AD ALTRI ATTORI PALESTINESI IN ATTESA DI TORNARE A GERUSALEMME EST E REALIZZARE CON LORO E 30 RAGAZZI UN AMLETO SPECIALE.
VISITANDO IL LINK QUI SOTTO SI RAGGIUNGE UN BLOG CON UN ARTICOLO INTERESSANTE A LUI DEDICATO...
http://lisagoldman.net/2008/02/22/prime-time-palestinians/

domenica 13 aprile 2008

IO STO CON TRAVAGLIO CHE STA CON DI PIETRO CHE STA CON I NON CONDONNATI, INQUISITI, PRESCRITTI

11 aprile 2008, dal blog di Marco Travaglio
Con Di Pietro, per fare il guastafeste


Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti.

Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato «buco» da 54 km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni).

Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione - da cui sono stato a lungo tentato - finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.

A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d’informazione. Ne cito alcuni.
C’è Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal Pd che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’Informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà d’informazione.
C’è Pancho Pardi, che ho incontrato la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di reincontrare quando - se, come temo, rivincerà Berlusconi - ci toccherà tornare in piazza.
C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ’ndrangheta in Calabria.
C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici.
C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti.
Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del Pd, che in compenso ospitano elementi come Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel Pd, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta.

E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare - da ministro e da leader di partito - una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di D’Alema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le altre porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico. No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto d’interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no - dopo un’iniziale esitazione alla Camera - alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti d’indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv, Silvana Mura, e della Rosa nel pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.

Come ministro delle Infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunardi, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da nove anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere.

Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e Pd arrivino al pareggio e magari tentino un bel governissimo di larghe intese, mi auguro che arrivi in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui due temi cruciali, la libertà d’informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel Pd, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti.

(Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008)

lunedì 7 aprile 2008

SESSO CON LUTTAZZI

Il pubblico cresce, cambia e lui rimane sempre lo stesso. Daniele Luttazzi, irriverente e caustico comico romagnolo che dell’eloquio spinto ha fatto la sua bandiera, scavalca senza fatica apparente gli anni, i governi, le censure, i produttori, passando con agilità dagli studi televisivi, alle scene teatrali, alla carta stampata. Sul perché continui ad aggiornare l’allestimento del suo surreale e controverso spettacolo dedicato alla sessualità, Luttazzi risponde: “Le generazioni cambiano. I ragazzi che cinque anni fa erano minorenni adesso ne hanno diciotto e finalmente possono godersi questo monologo pedagogico, propedeutico e liberatorio". “Sesso con Luttazzi”, ovvero “Tutto quello che non avreste mai voluto sapere sul sesso ma i vostri genitori hanno voluto dirvi a tutti i costi”, ora alla sua quarta edizione, sarà sul palcoscenico del Cinema Teatro Forum di Sant’Ilario (RE) mercoledì 9 alle 21.00, e la serata promette due ore di show senza freni, senza inibizioni e censure. Un momento d’istruzione, informazione, soprattutto di riso e cinismo, in cui il pudore e la vergogna sono banditi: il comico laureato in medicina (per davvero) indaga, risponde, chiarisce molte nozioni, concetti e pratiche di cui in alcuni casi s’ignora, o si finge di ignorare, l’esistenza. Dopo l’ultimo ostracismo televisivo, che ha visto una rete illuminata, ma pur sempre finanziata, come La7 interrompere la messa in onda della sua trasmissione già dalla seconda puntata (causa dichiarata la volgarità), Luttazzi continua nella sua missione: scandalizzare, dimostrare che libertà di parola e pensiero non sono astrazioni politiche, ma azioni che richiedono coerenza, coraggio. I suoi malati immaginari, schiavi dei piaceri della carne o forse liberi di abbandonarsi ad essi, illuminano una quotidianità, la nostra, condizionata dalla sessualità non solo nelle manifestazioni più spinte ma anche e soprattutto in quelle apparentemente innocenti, sottilmente allusive, scioccamente ipocrite.

venerdì 4 aprile 2008

DA LUNEDI' UNA NEW LIFE RESOLUTION RAGGIUNTA!!!

amici da lunedì VIVO AL MARE. Una delle mie life resolutions è stata raggiunta, forse non proprio la piu' importante (TACERE CREDO SIA UNA PRIORITA') ma in ogni caso un bell'obbiettivo. VI ASPETTO TUTTI SULLA RIVIERA DEL CONERO, HO GIA' UNA POLTRONA DIPLASTICA VERDE GALLEGGIANTE CON UN PORTA BIRRA (O COCA COLA LIGHT) SU UN BRACCIOLO CHE ASPETTA SOLO DI ESSERE INAGURATA NEL CALDOE PACATO MAR ADRIATICO.
(ineffetti sarò a 15 km circa dal mare, ma è un risultatonotevole ugualmente)

mercoledì 2 aprile 2008

ONORE AL MERITO, DI UN UOMO PER LE DONNE

In Italia le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate solo nel 1981. Un concetto radicato, patriarcale e maschilista da cui il nostro paese stenta a svincolarsi. Nasce dalla riflessione sulla condizione femminile nella società rurale del mezzogiorno italiano ed in quella musulmana il prezioso lavoro scenico con cui Saverio La Ruina ha ottenuto il Premio Ubu 2007 come miglior attore e miglior spettacolo novità: Dissonorata sarà in scena al Teatro di Ragazzola sabato 5 aprile alle ore 21.15, ad ingresso libero nell’ambito degli eventi legati al Festival dei Diritti Umani. “Leggendo le storie di cronaca delle donne musulmane trovavo molte analogie con le regole, i comportamenti della società calabrese di qualche decennio fa. Il capo coperto, gli abiti a lutto portati per una vita, la violenza sono elementi comuni tra Medio Oriente e Mediterraneo. Spesso si considera la società islamica come fosse il nostro medioevo, ma è una situazione che ci riguarda da vicino, nel tempo e nello spazio. Viviamo in un mondo globalizzato, in cui spesso chi ci sta accanto ha un’altra cultura: è importante conoscere il nostro passato per guardare con occhio giusto, consapevole alle altre società. Volevo fare uno spettaco su una donna musulmana ed una calabrese poi scrivendo è rimasta solo la seconda, perché il rimando all’Islam ed a qualunque altra società maschilista rimane forte, immediato”. L’autore, interprete e regista dello spettacolo è un uomo che si fa tramite della voce strozzata delle donne che porta in scena: “Indosso un abituccio femminile ma non scimmiotto la donna, non cado nel grottesco del travestimento, altrimenti ne sminuirei la tragedia. L’uomo non scompare nella narrazione, il maschio è allo stesso tempo il carnefice e colui che grida la denuncia della sua vittima. I personaggi femminili che interpreto sono credibili ed in scena coesistono con il mascolino senza alcun effetto caricaturale.” La ricerca sul linguaggio è stata complessa e raffinata: “Abbiamo lavorato sugli aspetti femminili, su quelli popolari e su quelli musicali della narrazione, armonizzandoli grazie alle note di Gianfranco De Franco. Il dialetto calabrese rafforza l’effetto, supportato dalle ripetizioni che abbiamo inserito nel testo e dalla partitura gestuale; il risultato è sorprendente, di grande comprensione.”

ARRIVEDERCI AMORE CIAO

Chi non è mai stato, o ha, lasciato qualcuno? L’esperienza dell’addio ci ferisce tutti da vicino, ciascuno nel ruolo che gli è più congeniale, in fuga o “mollato”. Il piccolo libro degli addii di Luca Ragagnin raccoglie una casistica estrema di questi momenti e da esso Carlo Ferrari e Franca Tragni, felice sodalizio teatrale immune alle separazioni, hanno tratto uno spettacolo di cabaret, Addii d’amore, in scena sabato 5 alle 21 al Teatro alla Corte di Giarola (ingresso libero), nell’ambito della rassegna Consonanza di Voci del Comune di Collecchio. “Abbiamo creato grazie a questi micro-racconti una messa in scena come piace a noi, mordi e fuggi”, dice Ferrari, ed aggiunge: “i lasciti dal punto di vista teatrale sono situazioni sia con grandi possibilità comiche che con piccole aperture drammatiche; questo corrisponde esattamente al nostro modo di fare teatro”. C’è una coppia che si deve sposare, ma la marcia nuziale sfuma e la loro unione si risolve in una serie di battute comiche, lanciate al pubblico come rapide sferzate: “pillole d’amore perduto, con cui si esce dall’aspetto più teatrale e si spinge sulla comicità della situazione. Il cabaret di situazione vero e proprio in teatro si è perso e se ne sente la mancanza. Questo modo di lavorare per noi è anche un ritorno alle origini, quando portammo in scena i delitti teatrali di Max Aub”. Vent’anni sulla scena insieme hanno la loro importanza, e le loro fasi. “Avevamo il desiderio di tornare al cabaret”, spiega Franca Tragni. “Negli ultimi anni pur desiderando di fare qualcosa di molto comico succedeva sempre che a metà strada il lavoro prendesse una piega malinconica, struggente. Questa volta abbiamo dato un’impronta cabarettistica più forte al lavoro. Questi racconti sono caustici, per nulla tristi nella loro durezza; suscitano un sorriso sardonico, ma non c’è malinconia, solo la forza dell’ironia. Abbiamo composto una sequenza d’addii strampalati che paradossalmente sono molto reali, riflettendo l’universale maldestria ed inadeguatezza che abbiamo nel lasciare qualcuno”.

domenica 30 marzo 2008

SANTE RISATE

TITOLO: Dora Pronobis
CON: Antonella Questa
REGIA: Virginia Martini
DRAMMATURGIA: Antonella Questa e Virginia Martini
MOVIMENTI: Antonio Bertusi
ASSISTENTE ALLA REGIA: Sabine Bordigoni
SPAZIO SCENICO: Virginia Martini, Antonio Bertusi e R. Del Prete
IN COLLABORAZIONE CON Blanca Teatro
PRODUZIONE: La Q - Prod
GRADIMENTO: 3 stelle ***

Una giornata senza una risata è una giornata sprecata. Gli Assessorati alla Cultura ed alle Pari Opportunità del Comune di Collecchio la vedono così la vita. E si direbbe la vivano così, organizzando da quattro anni Consonanza di Voci, rassegna di teatro comico al Teatro alla Corte di Giarola, in collaborazione con Progetti&Teatro. Un omaggio ai cittadini, l’opportunità di incontrare chi dell’umorismo ha fatto la propria arte scenica, una condizione esistenziale. Ad esercitare per prima il diritto ed il dovere di risata è stata la toscana Antonella Questa, con il suo riuscito, cattolicissimo alter-ego Dora Ricci. Dora Pronobis è un monologo votato alla santità, bigotto e surreale come solo certe perpetue frustrate riescono ad essere, cinico ed intelligente grazie alla riflessione affatto scontata sul ruolo delle donne nella chiesa cattolica. La tessitura drammaturgica intreccia il serio ed il faceto, il paradosso scenico con quello reale, facendo emergere la dimensione comica, la contraddizione e perciò l’umorismo che si celano dietro alcuni dogmi e canoni ecclesiastici. Principi e regole che scandiscono le vite dei fedeli, avendo una funzione di controllo sociale più che di indirizzo spirituale. La vita della giovane aspirante chirichetta Dora, i divertenti episodi della sua adolescenza, gli scontri con il parroco, il suo lavoro a Radio Pagnana Fedele, il suo amore non ricambiato per Pino, la sua vocazione al vescovato sono inframmezzati da parti delle encicliche redatte dagli ultimi due papi. Con leggerezza ed ironia, battute caustiche ma dosate. Si ride con Dora, non solo quando viene posseduta dall’Anticristo che le fa ballare la lapdance, ma soprattutto quando la beghina, immersa fino al colletto amidato nel personaggio, confessa i suoi pensieri di pseudo tolleranza o impartisce lezioni di para educazione sessuale ai suoi fedeli ascoltatori. Ed il pube (de oro) acquista nuova dignità linguistica, così come il punto g(iovani) e l’auto-erotismo come pratica sessuale da macchina. Sfruttando a pieno i timbri vocali, le inflessioni dialettali ed una capacità interpretativa notevoli, occupando con un po’ meno agilità la scena ed i suoi arredi, mantenendo un ritmo comico quasi sempre sostenuto, il lavoro sul personaggio compiuto dalla Questa ha trovato un modo efficace di colpire il sistema, dall’interno.

INTERVISTE IMPOSSIBILI DAGLI ESITI OMISSIBILI

Strane storie quelle di Casanova, Francesca Da Polenta, l’Uomo di Neanderthal, Oscar Wilde, Freud. Strane storie portate in scena e musicate da alcuni artisti parmigiani al Teatro del Tempo, preziosa realtà cittadina in cui le arti sceniche trovano uno spazio raccolto ed intimo di commistione. Un piccolo alambicco per esperimenti, pozioni alchemiche dagli esiti sconosciuti. Fra percussioni, pianoforte, canto e recitativo, le Interviste impossibili di 30 anni fa, storico programma radiofonico della Rai scritto da intellettuali come Eco, Calvino e Sanguineti, a cui presero attori del calibro di Carmelo Bene, sono ritornate “in onda” dirette da Paolo Rossini ed interpretate alternativamente nei ruoli di intervistati ed intervistatori da Cristiano Bonassera, Rocco Antonio Buccarello, Nicola Di Ricco, Davide Robuschi e Natalia Vaccari. Duetti surreali ed ironici in cui lo speaker fuori scena ha dialogato e schermagliato con un celebre personaggio del passato, emerso dai secoli attraverso una cornice temporale, un’antica porta che apre su altre, impossibili appunto, dimensioni. Gli intermezzi musicali, di fascino ed atmosfera grazie alle composizioni originali del Maestro Luca Gavazzi, accompagnato dal ritmo di Flavio Spotti, sono stati impreziositi dalla lucida voce di Letizia Brugnoli, intensa interprete di due canzoni scritte dal Maestro Marco Caronna. In tempi in cui chi fa radio cerca di portarla in tv e chi fa tv vorrebbe portarla in radio, anche il teatro si presta, ad accogliere sperimentazioni tra linguaggi mediatici diversi, scritture sceniche e generi versatili. In questi mesi le Interviste Impossibili Live saliranno anche sul palco dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, con la regia di Gabriele Vacis, interpretate da voci d’eccezione come Emma Dante, Alessandro Baricco, Piergiorgio Oddifreddi.

giovedì 13 marzo 2008

QUATTRO RISATE NON SI NEGANO A NESSUNO

TITOLO: Il bipede barcollante
SCRITTO DA: Paolo Hendel;
CON LA COLLABORAZIONE DI: Piero Metelli e Sergio Staino
PRODUZIONE: Agidi S.r.l.
GRADIMENTO: 3 stelle ***

L’etologo Desmond Morris negli anni ’70 considerava l’uomo una “scimmia nuda”, evidenziando i tratti animaleschi che millenni di evoluzione culturale e di epilazione naturale non sono riusciti a cancellare. Paolo Hendel, comico toscano ospite della stagione del Teatro Magnani di Fidenza lo scorso mercoledì con il suo ultimo one-man-show, cavalca l’onda darwiniana e osserva l’animale uomo da una prospettiva un po’ inedita: dall’inpiedi. Partendo dalla definizione di “bipede barcollante”, Hendel dispiega in scena, con la sola forza immaginativa delle parole e con i suoi modi da guitto, una fantasiosa ricostruzione della preistoria del genere umano, accompagnato dalle note elettriche di Giorgio Vicini. Di quando ancora si procedeva carponi su quattro appoggi; di quando ancora non si era scatenata quella variabile impazzita nell’evoluzione che avrebbe condotto la scimmia verso la posizione eretta e poi verso quella dell’Homo Semipiegatus (di cui un noto giornalista televisivo Rai è un rappresentativo esemplare). Se la prende con tutti Hendel, sbeffeggiando i potenti, i politici italiani immortali, quelli presenti e quelli futuri, sempre gli stessi anche nel 3010 (dinastie regali si direbbe); mettendo in discussione ed in ridicolo i loro assurdi comportamenti e deridendo anche quelli dell’uomo della strada, barcollante sui suoi due miseri piedi, indifeso, lento, pauroso e per ciò aggressivo. La comicità di Hendel ha la forza del quotidiano, degli sciocchi tic ed atteggiamenti che tutti condividiamo, dall’ipocondria diffusa all’imbarazzo per le proprie necessità corporali o mediche, dall’odio per l’autovelox a quello per lo strumento infernale per eccellenza, la sveglia. Lo spettacolo vola via, leggero e divertente, pagando però un prezzo televisivo non indifferente, scarnificando la dimensione teatrale e sacrificando in parte il rapporto con il pubblico. Un pubblico che c’è, non è un dato auditel: è presente, disponibile a farsi prendere in giro e soprattutto abbastanza disgustato dai modi e dalle persone della politica italiana da riuscire ancora, dopo decenni, a ridere dell’altezza di Berlusconi e della linea di Ferrara. Quando neanche la mascolinità della De Filippi farà più sorridere la platea, allora sapremo che è finita.

mercoledì 12 marzo 2008

IMPERDIBILI CONTORSIONI MUSICALI

Dall’11 al 13 aprile 2008 - TEATRO DUE (PR)
Compagnia Zimmermann & de Perrot (Svizzera)
in coproduzione con Théậtre Vidy-Lausanne E.T.E.- Le Merlan, Scène Nationale à Marseille -Theater Chur - Association Zimmermann & de Pierrot
e PiùFestival – Brescia
con il sostegno di Pro Helvetia - Fondation Suisse pour la Culture, Ville de Zürich, Canton de Zürich, Puor-cent Culturel Zürich, Fondation Sophie et Karl Binding, Ernst Göhner Stiftung, SSA-Société Suisse des Auteurs e Fondation BNP Paribas
Gaff Aff
di e con Martin Zimmermann e Dimitri de Perrot
scene Martin Zimmermann e Dimitri de Perrot
composizione musicale Dimitri de Perrot
coreografia Martin Zimmermann
luci e direzione di scena Ursula Degen
suono ed elettronica Andy Neresheimer
fonica Felix Laemmli
costruzione della scenografia Pius Aellig, Jean-Marc Gaillard
ricerca degli imballaggi Claude Gloor
collaborazioni artistiche e drammaturgiche Aurélien Bory, Arnaud Clavet, Goury, Aline Muheim, Lex Trüb, Jlien Dütschler
regia Martin Zimmermann e Dimitri de Perrot
www.zimmermanndeperrot.com

Un musicista ed un mimo. Suono e movimento, musica e gesti. Insieme a costruire un “legame organico fra il lavoro gestuale e la ricerca musicale in un’opera che riesce a mettere in rilievo l’alienazione del mondo del lavoro, a sorprendere e toccare lo spettatore”. Questa la motivazione con cui lo scorso settembre il duo artistico Martin Zimmermann - Dimitri de Perrot ha ottenuto il premio MIMOS 2007 al festival internazionale di Périgueux. Svizzeri, partecipi del movimento nord europeo artistico che coniuga musica, nuovo circo, arti plastiche e coreografia, co-prodotti da importanti realtà francesi e svizzere, Zimmerman e de Pierrot nel loro ultimo lavoro Gaff Aff creano un gioco scenico originale e coinvolgente che sorprenderà il pubblico, dai sette anni in su. Pius Aellig e Jean-Marc Gaillard, maghi delle costruzioni di carta, hanno creato per l’occasione un universo parallelo, in cui le scenografie di cartone si animano con un gesto, con la pressione di un pollice, in cui la scena è un giradischi gigante, che trascina con sè le alienate esistenze degli uomini. Un mondo veloce ed instabile, un meccanismo poetico e musicale, virtuosistico ed umoristico. in cui un moderno Buster Keaton cerca la propria stabilità fra imballaggi e suoni elettronici. Attaccato al suo lavoro, alla sua casa, al suo ufficio, il protagonista tenta in ogni modo di lottare contro la precarietà, il perenne essere in bilico: acrobazie ed equilibrismi, contorsioni che per Martin Zimmerman, artista di circo, e per Dimitri de Perrot, DJ e musicista teatrale-cinematografico, sono quotidiane cifre dell’esistenza. In questo cartonato e frenetico circo, metafora dei fuggevoli tempi moderni, che schiaccia nel suo ingranaggio le esistenze dei poveri uomini che vi prendono loro malgrado parte, la musica ed i suoni determinano le azioni e le contro azioni, fino all’inversione dei ruoli. Coreografia e musica si integrano in un unico flusso creativo, generando il mondo interiore del protagonista, regolando l’ambiente in cui egli si muove. Un corpo in balia della scena e del suono… sempre sul punto di crollare, di cadere nella malinconia e nella frustrazione. Ma basta un gesto, un giro rapido, un veloce cambio di forma per risollevarsi, per portare il tono sulle note leggere e comiche della parodia, della poesia scenica clownesca. Il messaggio, l’orizzonte di senso a cui la performance rimanda è sostanzioso: l’alienazione prodotta da questa società standardizzata, fatta di pseudo-strumenti di modernità, schermi piatti, cellulari, computers, catene della nostra contemporanea schiavitù, ci schiaccia e ci trascina. Il concetto è serio ma il tono è leggero, perché nella società dei consumi, dove tutto è usa e getta, precario, anche la tristezza è di cartone e lascia il tempo che trova.

PRODOTTI DEL NORD EST

ARTICOLO PUBBLICATO SUL NUMERO DI APRILE DE IL MUCCHIO SELVAGGIO

MADE IN ITALY
testo Valeria Raimondi e Enrico Castellani
cura Valeria Raimondi
parole Enrico Castellani
interpreti Valeria Raimondi e Enrico Castellani
scene/luci luci e audio Marco Spagnoli e Luca Scotton - scene Gianni Volpe
e...costumi Franca Piccoli - movimenti di scena Giovanni Marocco Spagnoli e Ilaria Dalle Donne
produzione Babilonia Teatri/Operaestate Festival Veneto
spettacolo vincitore del Premio Scenario 2007

Babilonia Teatri è
per un teatro pop
per un teatro rock
per un teatro punk
(dal loro sito web)

Adamo ed Eva in accappatoio e scarpette argentate, sotto un albero al neon ed una mela rossa iridescente, guardano il pubblico contemporaneo dalla loro scarna scena contemporanea. Il tecnico luci, di lato, a vista, maneggia fari e funi, contribuendo al generale senso di straniamento che lo spettacolo ha evidentemente deciso di percorrere. Un grido, un rapidissimo sguardo sulle loro nudità e poi tutto ha inizio. Partoriranno con dolore, lavoreranno e sapranno cos’è il bene e cos’è il male, dovranno vestirsi. Loro, noi, i veronesi, i veneti, gli italiani. Made in Italy squarcia così il velo della conoscenza e della coscienza di noi cittadini-spettatori. Una pièce in qualche modo incentrata sulla verità e sulla condizione umana, vincitrice di Premio Scenario 2007 lo scorso luglio, ora impegnata in una lunga tourné che tocca i più importanti teatri italiani. “…Un ritratto spietato delle "sacrosante" manifestazioni del tifo calcistico e delle telecronache enfatiche e patriottarde, normalmente rese impercettibili dalla generale assuefazione. Un lavoro dove si infrangono con sagacia e leggerezza tabù e divieti, per rilanciare anche il teatro oltre gli schemi e i conformismi”, come recita la motivazione della giuria che li ha eletti vincitori fra i giovani gruppi della ricerca teatrale. Un affresco composito, fatto di quadri che si avvicendano in rapida successione, in cui le parole si accumulano, si accatastano in scena, si stratificano e lentamente perdono di significato, di senso. Seguendo, ed in qualche modo denunciando, quel processo di banalizzazione che subiscono molte delle espressioni, dei concetti, delle opinioni che la gente esterna, anche le più gravi: una bestemmia ha il peso di una bestemmia certo, ma una bestemmia ripetuta mille volte come intercalare perde la sua carica di negatività, di blasfemia; un insulto ed un vilipendio alla dignità di un immigrato o di uno straniero pesa sulla coscienza di chi lo pronuncia e di chi lo ascolta, ma si fa leggero, comico, grottesco se ripetuto tra una pizza e l’altra, centinaia di volte. In un gioco scenico cinico, ironico, a tratti doloroso, che smaschera quel drammatico meccanismo sociale e culturale per il quale ci si abitua a tutto in Italia, basta poterlo ripetere abbastanza a lungo perché sembri normale. Perdono la loro originaria efficacia le parole di Made in Italy, si confondo nel caotico, surreale elenco di espressioni, allitterazioni, concatenazioni, per poi acquistare una nuova rilevanza, una nuova forza eversiva. Da questo pieno, zeppo di buffi riferimenti trash e duri commenti dell’uomo della strada, emerge un vuoto che ha un volume più alto delle voci che in scena, in perfetta coordinazione e sincronia, urlano e graffiano. Non c’è mimesi, non c’è immedesimazione: i due personaggi sul palcoscenico, Valeria Raimondi e Enrico Castellani (anche creatori dello spettacolo), divengo ad ogni quadro un’icona, un simbolo, non interpretando alcun ruolo ma facendosi di volta in volta veicolo dei ruoli altrui, pescati nella bottega sotto casa, nel bar all’angolo. Con voci atoniche, cantilenate, riportano sulla scena, quasi vomitandoli, i pensieri della gente comune, che in veneto, come in molte regioni italiane, usa il dialetto per esprimersi, specie a riguardo di donne, sghei (soldi) e marocchini. Molti i riferimenti cattolici, religiosi, specchio di una società, quella del nord-est, lontana dalla laicità ma vicina agli estremismi nazionalistici ed ai campanilismi biechi. Molti gli ambiti toccati, dal razzismo, alla società mediatica e ottusa, alla morfina calcistica, alla spettacolarizzazione della morte. Così ad esempio un funerale illustre, celebrato poco tempo fa a Modena, diviene l’occasione per commentare in silenzio, ascoltando le registrazioni dei cronisti RAI, la paradossale dimensione in cui siamo perennemente immersi. Basta compiere un minimo, lieve gesto di astrazione, di distacco e subito emergono le degenerazioni della nostra cultura e della nostra società. Una colonna sonora accattivante, che ha toni pop-trash, trascina e diverte, contribuendo al generale senso di amarezza e comicità dello spettacolo, coronato da un finale in cui sono protagonisti muti ed attoniti Biancaneve ed i suoi fidati nani da giardino. Le date di aprile: il 4 alle ore 21 a Finale Emilia, Festival Avant Gare; il 5 alle ore 21 a Parma, Teatro delle Bricole; il 12 alle ore 21 a Como, Teatro Sociale; il 24 in orario da definire a Rimini – info@babiloniateatri.it

LATELLA LE DONNE LE CAPISCE

ARTICOLO PUBBLICATO SUL NUMERO DI APRILE 08 DE IL MUCCHIO SELVAGGIO

Titolo: Le lacrime amare di Petra Von Kant
Autore: Rainer Werner Fassbinder
Regia: Antonio Latella
Compagnia/Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria e Teatro Stabile di Torino
Cast: Con Laura Marinoni, Silvia Ajelli, Cinzia Spanò, Sabrina Jorio, Stefania Troise, Barbara Schroer, gli animatori d'ombre Massimo Arbarello e Sebastiano Di Bella - - scene e costumi di Annelise Zaccheria; disegno luci di Giorgio Cervesi Ripa; suono di Franco Visioli

Avendo ancora davanti agli occhi l’ancestrale, animalesca, potentissima femminilità della Medea con cui Antonio Latella, regista italiano leader della ricerca contemporanea, ha ottenuto il prestigioso Premio Ubu 2007 come Miglior Spettacolo, l’enorme statua nuda che campeggia al centro del palcoscenico del suo Le lacrime amare di Petra Von Kant acquista ancora più forza scenica. Come se i due lavori, molto vicini nel tempo di realizzazione, partecipassero non solo della stessa tematica, il femminile tragico, ma anche dello stesso corpo di donna, prima o dopo Cristo sempre fatto di carne, seni, lacrime. In questa sua fatica teatrale, già da due anni in tournè con un grande successo di pubblico e critica, il regista napoletano umbro d’adozione ha di nuovo spogliato il femminino, messo a nudo le sue relazioni e la sua identità, liberandolo dai vezzi e dalle crinoline sociali e culturali, facendo emergere le complicazioni economiche, di classe, di status implicate in ogni rapporto. E lo ha fatto grazie ad un soggetto creato più di vent’anni fa dal genio tormentato di Fassbinder, cineasta tedesco che fece dell’omosessualità e dei rapporti amorosi in contesti capitalisti la tematica più ricorrente dei suoi capolavori. Tutto inizia, si diceva, con la scena aperta in cui campeggia al centro la mastodontica e realistica riproduzione di Karin, l’oggetto del desiderio frustrato di Petra Von Kant, nuda, ieratica come solo certe statue doriche di divinità olimpiche riescono ad essere. Ai suoi piedi si snoda la storia, si intrecciano i destini, si ingarbugliano le relazioni fra cinque donne, in una dolorosa escalation di isteria e solitudine. Tra il bianco ed il nero dei minimali costumi di scena, a segnare di volta in volta lo stato di un personaggio, a ricordare ad ogni momento che non c’è spazio per i grigi, non c’è soluzione di colore intermedio in queste drammatiche relazioni tra amanti. L’algida e dura protagonista del dramma, Petra Von Kant, interpretata dalla straordinaria, sofisticata, dosata Laura Marinoni, è da poco uscita dall’ennesima delusione affettiva, dal secondo matrimonio fallito e cerca nella bella e giovane Karin, anch’essa priva di riferimenti maschili solidi nella propria vita, un appiglio, una speranza, un possesso. A costo di legarla a sé solo economicamente, Petra si spende per Karin fino alla follia, all’alcolismo, ottenendo in cambio solo poche e sfuggevoli parole di apprezzamento. Testimone muta, servizievole e palesemente adorante della drammatica e penosa situazione è Marlene, segretaria assistente di Petra, oggetto di vessazioni e occhiate furtive. Sullo sfondo del dramma le ombre dei protagonisti, di figure stilizzate, di oggetti, creati con un mirabile effetto visivo da Massimo Arbarello e Sebastiano Di Bella. Le altre figure femminili sono iconografie, simboli di ruoli che ruotano attorno alla vita di Petra senza poterla veramente penetrare: la figlia è una bambola meccanica parlante di cui Petra non si è mai curata, cresciuta in collegio, trascurata, un giocattolo che non diverte più, che non fa più le bolle di un tempo ma si permette di dire frasi sensate; la madre è un belletto, una ciglia finta, una piuma, la summa della bellezza invecchiata e aggrappata con le unghie finte agli splendori di un tempo; l’amica è un pretesto, un personaggio borghese e appiattito, una donna media che non vede al di là della tesa del suo ampio e bianco copricapo. Eppure c’è in loro un barlume di affetto, che Petra acceccata dall’ossessione per Karin non riesce a scorgere. L’ingombrante femminilità di Karin nella vita di Petra ed in scena (la statua occupa in altezza e in larghezza buona parte dello spazio scenico) è però destinata a finire, smantellata e fatta a pezzi dalla stessa Marlene: cala il fondale e si svelano le quinte e con esse molti dei dolori profondi di una donna come Petra; si corica la statua e la si smembra pezzo a pezzo, cercando di disinnescare il tormento, di smantellarne la forza. L’unica possibile conclusione è il pianto, l’abbandono al dolore: piange Petra rimasta sola; piange Marlene a cui finalmente l’amata si rivolge; piange il fondale, dove piccole figurine stilizzate si bagnano delle lacrime amare di Petra Von Kant.

sabato 8 marzo 2008

TRUNCH : THEATRE AND BRUNCH AL TEATRO DUE

C’è aria di primavera ormai, timida, tiepida e luminosa. Ed il Teatro Due anche quest’anno le apre porte e finestre, la fa salire con il numeroso pubblico al secondo piano e la invita a celebrare un felice rito domenicale che si ripete da qualche tempo con gusto scenico e spirito conviviale. Sono ricominiciati con successo i brunch del mezzogiorno (La domenica a Teatro Due - A colazione con gli autori dell’800 e del ‘900), appuntamenti festivi che combinano letture elevate, interpretazioni attente ed una colazione all’inglese, tardiva ma sostanziosa. Il primo appuntamento della serie, Prigionieri delle parole, è stato dedicato al genio gotico ed orrorifico di Edgar Allan Poe in una combinazione di tre celebri ed inquietanti racconti, accompagnati dalle proiezioni delle versioni cinematografiche ed interpretati con intensità da Ilenia Caleo, Mariano Pirrello, Tania Rocchetta e Lino Guanciale. La cura scenica di Claudio Longhi, acuto e leggero nel dare un tocco corale all’evento, ha disposto il pubblico intorno ai leggii ed ad un antico pianoforte, creando un ambiente raccolto ed antico, oscurando lo spazio e sfruttandolo a pieno. “Ascolta”, hanno ripetuto le voci di Poe, usando parole che “si conficcano nella testa come su un puntaspilli”, sinestetiche nella loro capacità evocativa. Fino a che gli sguardi sardonici e magnetici, i moti di spirito ed i tremori hanno lasciato il posto ad un collettivo sorriso, intrattenibile con le note di Cuore matto. Piacevole “conclusione a buffet”: mangiando, bevendo, chiacchierando con i protagonisti e scambiandosi pensieri si gusta anche la leggera primavera teatrale e si assapora la sua forza sociale, intellettuale.

SILVANI SI NASCE

TITOLO: Signorina Silvani … SIGNORA, prego!!
DI: Anna Mazzamauro
CON: Anna Mazzamauro, Pino Caronia, Stefano Di Sturco, Domenico De Santi
REGIA: Pino Strabioli
SCENE: Giulia De Mari
COSTUMI: Antonio Ventura
MUSICHE ORIGINALI: Pino Caronia
PRODUZIONE: Ercole Palmieri
GRADIMENTO: 3 stelle ***

“La bruttezza ha un vantaggio sulla bellezza: dura”. Si condensa così, in un’efficace e tagliente battuta, tutta l’autoironia, la comicità e la forza di un’attrice, Anna Mazzamauro, e del suo più celebre personaggio, la Signorina Silvani. Nell’applaudito e divertente Signorina Silvani … SIGNORA, prego!!, la Mazzamauro ha creato con Strabioli un coinvolgente e straniante gioco di specchi pirandelliano, in cui la vita della maschera s’intreccia con quella dell’interprete, le qualità e i difetti dell’una si sovrappongono a quelli dell’altra, i piani del reale e della finzione scenica si confondono fino a sparire. Un recital che con sincera e sboccata romanità attraversa la vita della donna dei sogni del Ragioner Fantozzi e inevitabilmente offre al pubblico anche i ricordi, i pensieri, gli episodi della carriera della Mazzamauro. Parlando del corpo, dell’estetica, del tempo che passa, della morte, dell’amore; ridendo di gusto e commuovendosi un pochino, con la leggerezza e la caustica verve che hanno permesso all’attrice di sopravvivere al “gioco al massacro” di sé stessa a cui spesso il suo personaggio l’ha obbligata a partecipare. Canta e danza la Mazzamauro, accompagnata in scena da tre musicisti che con lei interagiscono e muovono le poliedriche scenografie: arie conosciute ed altre originali le permettono di sfoggiare il proprio multiforme registro vocale, infondendo al monologo, forse a tratti un po’ dispersivo, lo slancio e l’intensità che certi passaggi comici lasciano scivolare via. In un’atmosfera poetica e retrò, che raccoglie le atmosfere anni ’70 del cinema di Luciano Salce e Neri Parenti, storici registi della saga fantozziana, la Signorina Silvani incontra uomini, s’imbelletta, prega… Non ha un nome di battesimo, lei, non ne ha mai avuto bisogno, ma è un personaggio a tutto tondo, capace di portare al successo la sua interprete, di donarle notorietà e persino di purificarla. La Silvani è la coscienza sporca della Mazzamauro, è “l’orrendezza” femminile che ci fa sentire bene, è il lato comico della malinconia, è il potere della risata sulla sfortuna… Voleva essere Rossella O’Hara la Mazzamauro, e invece… invece, Signorina Silvani si nasce, e lei modestamente la nacque.

martedì 26 febbraio 2008

MY ARM - HARMFUL DEVICES

Incredibile la forza della mente umana. Incredibile la sua volontà. Ed incredibile, curiosa ed affascinate la storia di un ragazzo che per quasi 30 anni decide di tenere il suo braccio sollevato. Inebriato e soddisfatto dal piacere di poter controllare il proprio corpo. Onanismo e masochismo, il godimento dell'automanipolazione e del dolore. Storia scenicamente fertile. Ma. Ci sono molti ma nello spettacolo dell'Accademia degli Artefatti. Il primo riguarda la scelta di chiamare il progetto artsitico Ab-Uso. Almeno che non si colga il termine nella sua accezione di "mal utilizzato" o "sovra-utilizzato", allora ne convengo che il video, i microfoni, le musiche, i rumori ed in generale tutti i dispositivi scenici sono in questo caso abusati. Il secondo ma riguarda il lavoro interpretativo, in cui la meta-teatralità sfilacciata e la quotidianità sforzata privano il protagonista, se pur credibile a tratti, se pur piacevole a momenti, della forza magnetica necessaria per "tenere la scena". Non che ci si annoi. No, la storia fila, corre ed il video sullo sfondo è in un dialogo ed in un'interazione interessanti con l'attore sul palco. Non ci si annoia ma spesso si perde il gusto. Si perde la magia, si perdono i mondi che vengono aperti e poi richiusi così, senza il tempo di esplorarli. Si usano meccanismi ed effetti che poi cadono in pochi secondi, che in un attimo vengono messi da parte e perdono efficacia. Ecco inizia qualcosa di affascinante; ecco tutto viene riportato con uno strappo alla dimensione colloquiale, casuale dell'inizio. Peccato di nuovo perchè bel racconto e bell'entusiamo, bella energia e originale soggetto. Ma. Regia contemporanea per regia contemporanea allora tanto valeva giocarsela che so magari sul vuoto, sul caso, sull'assenza. Su qualsiasi cosa che non fosse una telecamera a 1 metro da me che riprende delle cose, non caricate di senso, ad 1 metro da me e proiettate in uno schermo ad un metro da me. Come dire, ho tutto lì ma per forza devo costruirci su un'impalcatura complicatissima per ottenere il risultato di avere tutto lì. In parole povere.

sabato 16 febbraio 2008

VOGLIO SCENDERE

Immagino che molti lettori della Gazzetta vadano allo stadio, siano tifosi od almeno s’interessino di calcio. E’ a loro che desidero scrivere i miei pensieri in questo freddo pomeriggio di anticipo di campionato. Con rabbia e chiamando le cose con il loro nome. A loro voglio raccontare del mio viaggio in treno Milano-Parma, un’ora e quarantacinque minuti passati in un vagone nebbioso e devastato in compagnia di una fauna maschile nera e rossa, inconfondibilmente milanista ed insindacabilmente detestabile. Potrei buttarla sul divertente, descrivendo in modo ironico e sagace di come tossicchiavo di fianco ad un giovane coperto di croci celtiche che si faceva una canna abbozzandomi un mezzo sorriso ammiccante, o di come cortesemente declinavo l’invito di un ubriaco di mezza età, che aveva nelle vene sambuca molinari e qualche globulo rosso, ad alzarmi per inneggiare alla squadra ed a non so quale giocatore battendo le mani come facevo all’asilo. Potrei. Ma la questione è molto più seria ed ampia del mio rocambolesco viaggio in treno e voglia di ridere su questo non ne ho più. Non si tratta dei miei polmoni, delle mie orecchie, della mia tranquillità mentre viaggio (pagando). Si tratta di soldi, molti, si tratta di civiltà, nulla, di legalità, impossibile, e di politica, sporca. Così il ragionamento che vi porto, tifosi o ultrà o simpatizzanti, deve cominciare con il pensiero di Marco Travaglio, che ieri sera ospite del Teatro Due in due ore di limpido e geniale eloquio, ha più volte sottolineato come in Itala il livello di sopportazione, la soglia di accettazione di soprusi, angherie, illegalità e rifiuti solidi urbani si sia negli ultimi anni drasticamente abbassata. E’ vero. Infatti siamo costretti ad accettare che la città sia blindata una volta a settimana, a costi altissimi in termini di denaro pubblico e civiltà. La domanda è: perché io, in quanto cittadina, contribuente, passeggera, utente o quant’altro, devo non solo accettare ma persino finanziare questa situazione? Se io andando a teatro a Milano mi accendessi una sigaretta nel vagone credo che giustamente sarei multata. Se scendessi con altri diciamo 40 amici in centrale non credo che troverei dei pullman speciali per raggiungere il Piccolo, tanto meno offerti dallo stato. Non credo neanche che alcune strade sarebbero pedonalizzate per l’occasione. Non credo che potrei insultare le persone in stazione, gettare improperi contro razze, città, paesi, nazioni, professioni e altri attori. No. Non potrei, non posso. Allora, perché accade che, nell’ordine, una mandria di gente incivile fumi sul mio treno (io ho pagato, loro no), che una mandria di gente incivile arrivi allo stadio con un pullman privato (io salgo sull’autobus e pago, loro no), che una mandria di gente incivile devi il traffico di alcune importanti strade cittadine, che una mandria di gente incivile insulti il cinese a fianco a me, che una mandria di gente incivile demolisca il soffitto del treno, urlando che la moglie di Raciti è milionaria, quando è tragicamente vedova? PERCHE’ QUESTA MASSA ANIMALESCA, DEPRAVATA E COMPLETAMENTE PRIVA DI UNA MENTE PENSANTE E’ TUTELATA, SOVVENZIONATA, AGEVOLATA NELL’ESPRESSIONE ODIOSA DELLA PROPRIA IGNORANZA ED INCIVILTA’? PERCHE’ IN TUTTO QUESTO IN PIU’ DEVONO ESSERE SCHIACCIATI I MIEI DIRITTI E QUELLI DI TUTTI GLI ALTRI CITTADINI? PERCHE’ ALLO STADIO SUCCEDE DI TUTTO, SI DICE DI TUTTO, ENTRA DI TUTTO, MUOIONO LE PERSONE, IL SISTEMA E’ AL COLLASSO, LA CORRUZIONE DILAGA E NON C’E’ UN POLITICO CHE ABBIA IL CORAGGIO E LA CORENZA DI DIRE BASTA? PERCHE’, ANCORA PIU’ GRAVE, NON C’E’ UN CITTADINO CHE SI ALZI E DICA BASTA MENTRE VENGONO CALPESTATI I SUOI DIRITTI FONDAMENTALI, LE LEGGI FONDAMENTALI DEL VIVERE IN SOCIETA’ E QUELLE AMMINISTRATIVE, PENALI E PERSINO COSTITUZIONALI? Ecco io oggi sento che come cittadina devo fare qualcosa. Scrivere a voi e invitarvi a riflettere. La risposta alle domande che mi sono posta è banale. Tristemente banale come tutte le risposte cruciali in questo paese amaramente abbandonato alla sopportazione, alla rinuncia, all’indolenza. La risposta sono i soldi. I soldi delle grandi aziende che possiedono le squadre, i soldi dell’ex- e forse futuro (Dio non voglia) presidente del consiglio, ma anche di molti altri industriali italiani e non. I soldi ovviamente. E così quello che rimane a me ed ai poveracci che come me che salgono sui treni sereni e ne scendono imbufaliti, è gridare VOGLIO SCENDERE. Che è anche il nome del blog di Marco Travaglio, che dell’Italia purtroppo ha capito quasi tutto.

martedì 12 febbraio 2008

ARTEFATTI ARTIFICI MALEFICI MALEFATTE

Da quando dire cose sconnesse, senza un filo logico, sensa un senso, senza un orizzonte vago di significato è contemporaneo, illuminante, teatralmente interessante e importante? Da mai. Infatti non lo è. E i cinque pezzi facili di Martin Crimp scenicamente interpretati da Arcuri con gli attori dell'Accademia degli Artefatti sono un lampante e "luminoso" esempio di cosa un testo teatrale non riesca a fare pur volendolo, fortissimamente volendolo. E di come un attore, se pur bravo, possa farsi trascinare da un testo in una non interpretazione. Una lunga, interminabile, sequenza di tic e faccette. Non so voi, ma io quando sono in imbarazzo, perplessa, sconcertata o in attesa non scuoto la testa, mi gratto, mi muovo sulla sedia in continuazione. La non comunicazione, l'incomunicabilità sono terreno fertile se attraversano orizzonti inattesi, se portate al parossismo, al tragico o al comico, non se lasciatate macerare nelle ripetizione e nella sospensione. Uno spettacolo dove tutto rimane in luce, sempre, dove non si crea mai una zona d'ombra, di senso certo non di luogo, che potrebbe creare la fascinazione perseguita. Un spettacolo in cui quando c'è silenzio speri solo che uno dei 3 attori dica qualcosa e quando poi finalmente qualcuno attacca con la sua battutta speri solo che finisca presto e si ritorni al meritato silenzio. Peccato perchè la capacità interpretativa e la presenza di Arcuri e Croci avevano il loro fascino. Peccato perchè Angius aveva un bel ruolo tra i due. Peccato perchè i premi Ubu di solito sono abbastanza consistenti. Peccato.