ARTICOLO PUBBLICATO SUL NUMERO DI APRILE DE IL MUCCHIO SELVAGGIO
MADE IN ITALY
testo Valeria Raimondi e Enrico Castellani
cura Valeria Raimondi
parole Enrico Castellani
interpreti Valeria Raimondi e Enrico Castellani
scene/luci luci e audio Marco Spagnoli e Luca Scotton - scene Gianni Volpe
e...costumi Franca Piccoli - movimenti di scena Giovanni Marocco Spagnoli e Ilaria Dalle Donne
produzione Babilonia Teatri/Operaestate Festival Veneto
spettacolo vincitore del Premio Scenario 2007
Babilonia Teatri è
per un teatro pop
per un teatro rock
per un teatro punk
(dal loro sito web)
Adamo ed Eva in accappatoio e scarpette argentate, sotto un albero al neon ed una mela rossa iridescente, guardano il pubblico contemporaneo dalla loro scarna scena contemporanea. Il tecnico luci, di lato, a vista, maneggia fari e funi, contribuendo al generale senso di straniamento che lo spettacolo ha evidentemente deciso di percorrere. Un grido, un rapidissimo sguardo sulle loro nudità e poi tutto ha inizio. Partoriranno con dolore, lavoreranno e sapranno cos’è il bene e cos’è il male, dovranno vestirsi. Loro, noi, i veronesi, i veneti, gli italiani. Made in Italy squarcia così il velo della conoscenza e della coscienza di noi cittadini-spettatori. Una pièce in qualche modo incentrata sulla verità e sulla condizione umana, vincitrice di Premio Scenario 2007 lo scorso luglio, ora impegnata in una lunga tourné che tocca i più importanti teatri italiani. “…Un ritratto spietato delle "sacrosante" manifestazioni del tifo calcistico e delle telecronache enfatiche e patriottarde, normalmente rese impercettibili dalla generale assuefazione. Un lavoro dove si infrangono con sagacia e leggerezza tabù e divieti, per rilanciare anche il teatro oltre gli schemi e i conformismi”, come recita la motivazione della giuria che li ha eletti vincitori fra i giovani gruppi della ricerca teatrale. Un affresco composito, fatto di quadri che si avvicendano in rapida successione, in cui le parole si accumulano, si accatastano in scena, si stratificano e lentamente perdono di significato, di senso. Seguendo, ed in qualche modo denunciando, quel processo di banalizzazione che subiscono molte delle espressioni, dei concetti, delle opinioni che la gente esterna, anche le più gravi: una bestemmia ha il peso di una bestemmia certo, ma una bestemmia ripetuta mille volte come intercalare perde la sua carica di negatività, di blasfemia; un insulto ed un vilipendio alla dignità di un immigrato o di uno straniero pesa sulla coscienza di chi lo pronuncia e di chi lo ascolta, ma si fa leggero, comico, grottesco se ripetuto tra una pizza e l’altra, centinaia di volte. In un gioco scenico cinico, ironico, a tratti doloroso, che smaschera quel drammatico meccanismo sociale e culturale per il quale ci si abitua a tutto in Italia, basta poterlo ripetere abbastanza a lungo perché sembri normale. Perdono la loro originaria efficacia le parole di Made in Italy, si confondo nel caotico, surreale elenco di espressioni, allitterazioni, concatenazioni, per poi acquistare una nuova rilevanza, una nuova forza eversiva. Da questo pieno, zeppo di buffi riferimenti trash e duri commenti dell’uomo della strada, emerge un vuoto che ha un volume più alto delle voci che in scena, in perfetta coordinazione e sincronia, urlano e graffiano. Non c’è mimesi, non c’è immedesimazione: i due personaggi sul palcoscenico, Valeria Raimondi e Enrico Castellani (anche creatori dello spettacolo), divengo ad ogni quadro un’icona, un simbolo, non interpretando alcun ruolo ma facendosi di volta in volta veicolo dei ruoli altrui, pescati nella bottega sotto casa, nel bar all’angolo. Con voci atoniche, cantilenate, riportano sulla scena, quasi vomitandoli, i pensieri della gente comune, che in veneto, come in molte regioni italiane, usa il dialetto per esprimersi, specie a riguardo di donne, sghei (soldi) e marocchini. Molti i riferimenti cattolici, religiosi, specchio di una società, quella del nord-est, lontana dalla laicità ma vicina agli estremismi nazionalistici ed ai campanilismi biechi. Molti gli ambiti toccati, dal razzismo, alla società mediatica e ottusa, alla morfina calcistica, alla spettacolarizzazione della morte. Così ad esempio un funerale illustre, celebrato poco tempo fa a Modena, diviene l’occasione per commentare in silenzio, ascoltando le registrazioni dei cronisti RAI, la paradossale dimensione in cui siamo perennemente immersi. Basta compiere un minimo, lieve gesto di astrazione, di distacco e subito emergono le degenerazioni della nostra cultura e della nostra società. Una colonna sonora accattivante, che ha toni pop-trash, trascina e diverte, contribuendo al generale senso di amarezza e comicità dello spettacolo, coronato da un finale in cui sono protagonisti muti ed attoniti Biancaneve ed i suoi fidati nani da giardino. Le date di aprile: il 4 alle ore 21 a Finale Emilia, Festival Avant Gare; il 5 alle ore 21 a Parma, Teatro delle Bricole; il 12 alle ore 21 a Como, Teatro Sociale; il 24 in orario da definire a Rimini – info@babiloniateatri.it
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