“Essere o non essere, è una questione davvero essenziale, è una domanda che solo gli esseri umani possono porsi.” Richard Schechner, Magnitudini della Performance, Bulzoni, Roma, 1999, p. 118. SALTUARIA E SOGGETTIVA PUBBLICAZIONE DI STUDI, RECENSIONI, OPINIONI, PENSIERI E SEGNALAZIONI TEATRALI
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mercoledì 2 aprile 2008
ARRIVEDERCI AMORE CIAO
Chi non è mai stato, o ha, lasciato qualcuno? L’esperienza dell’addio ci ferisce tutti da vicino, ciascuno nel ruolo che gli è più congeniale, in fuga o “mollato”. Il piccolo libro degli addii di Luca Ragagnin raccoglie una casistica estrema di questi momenti e da esso Carlo Ferrari e Franca Tragni, felice sodalizio teatrale immune alle separazioni, hanno tratto uno spettacolo di cabaret, Addii d’amore, in scena sabato 5 alle 21 al Teatro alla Corte di Giarola (ingresso libero), nell’ambito della rassegna Consonanza di Voci del Comune di Collecchio. “Abbiamo creato grazie a questi micro-racconti una messa in scena come piace a noi, mordi e fuggi”, dice Ferrari, ed aggiunge: “i lasciti dal punto di vista teatrale sono situazioni sia con grandi possibilità comiche che con piccole aperture drammatiche; questo corrisponde esattamente al nostro modo di fare teatro”. C’è una coppia che si deve sposare, ma la marcia nuziale sfuma e la loro unione si risolve in una serie di battute comiche, lanciate al pubblico come rapide sferzate: “pillole d’amore perduto, con cui si esce dall’aspetto più teatrale e si spinge sulla comicità della situazione. Il cabaret di situazione vero e proprio in teatro si è perso e se ne sente la mancanza. Questo modo di lavorare per noi è anche un ritorno alle origini, quando portammo in scena i delitti teatrali di Max Aub”. Vent’anni sulla scena insieme hanno la loro importanza, e le loro fasi. “Avevamo il desiderio di tornare al cabaret”, spiega Franca Tragni. “Negli ultimi anni pur desiderando di fare qualcosa di molto comico succedeva sempre che a metà strada il lavoro prendesse una piega malinconica, struggente. Questa volta abbiamo dato un’impronta cabarettistica più forte al lavoro. Questi racconti sono caustici, per nulla tristi nella loro durezza; suscitano un sorriso sardonico, ma non c’è malinconia, solo la forza dell’ironia. Abbiamo composto una sequenza d’addii strampalati che paradossalmente sono molto reali, riflettendo l’universale maldestria ed inadeguatezza che abbiamo nel lasciare qualcuno”.
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