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giovedì 7 febbraio 2008

MIRABILI BUGGIE!

A teatro il veloce consumo televisivo e l’accelerazione dei ritmi quotidiani hanno ridotto la soglia d’attenzione e resistenza fisica del pubblico a un’oretta scarsa. Oltre si cominciano a sentire in sala carte di caramelle, bruschi movimenti sui sedili. Il teatro ragazzi poi può permettersi ancora meno, costretto ad adeguarsi ai tempi rapidi e virtuali dei videogames. Banale forse, reazionario come commento, ma vero. Pinocchio, allestimento con 16 anni di esperienza singolare e 30 anni di esperienza plurale (tanti ne hanno rispettivamente lo spettacolo, in scena in questi giorni al Teatro al Parco, ed i suoi produttori), smentisce le statistiche e tiene gli sguardi del giovane pubblico fissi sul palcoscenico per quasi due ore; li conduce dentro, fuori, davanti e dietro la casa-teatrino di Mastro Geppetto, esattamente come gli animatori-conigli in scena muovono Pinocchio e gli altri personaggi. Non c’è nulla di magico o miracoloso: l’arte e la tecnica fanno “solo” il loro efficace effetto, grazie alla combinazione di attori (bravi), trovate sceniche (semplici ma visionarie), burattini e pupazzi (ben costruiti), scene e luci (sapientemente studiate), un testo originale (desueto, elegante e dal sapore malinconico). Il commovente e divertente carillon dello spettacolo funziona con un ritmo delicato, scandito da una Fata Turchina che dà anche la voce a Pinocchio, impersonando un super-io del burattino e rendendone possibile la storia. E’ l’attore che si mette al servizio della materia, gli dà forma, voce, movimento, fino a farsi legnoso lui stesso. Ma dopo tante peripezie, sarà il burattino a sorreggere l’attore, sarà quella birba d’un figliuolo a prodigarsi per Geppetto, il suo babbino, ed a farsi carne, lasciando le spoglie legnose della propria infanzia appoggiate su una seggioletta. Tempo dunque, ecco il segreto di uno spettacolo per ragazzi che valica le generazioni. Il tempo lungo di progettazione e costruzione delle avventure di Pinocchio, racchiuse in una scatola scenica in continua trasformazione. Il tempo lungo di narrazione ed azione, che richiede agli attori padronanza della materia, pazienza ed attenzione per i dettagli. Il tempo necessario ad un burattino monello per diventare un bravo bambino.

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