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venerdì 8 febbraio 2008

L’AMORE BUONO DEI RAGAZZI DI NAIROBI, DI BALIANI, DI AMREF E DEL TEATRO DELLE BRICIOLE

“Quando la povertà entra dalla porta, l’amore scappa dalla finestra”. Questa scritta compare su una parete di mattoni di una casupola di Nairobi. A raccontarlo è Marco Baliani, regista ed attore italiano, a recitarlo è un giovane africano di Nairobi. E’ la verità. E’ vero che esiste questa scritta, è vero che nella miseria non c’è spazio per nessun sentimento. Ci ricorda che ci sono luoghi nel mondo in cui la vita è completamente un’altra cosa. Luoghi in cui l’Amore è un’altra cosa, in cui il Teatro è un’altra cosa. Nella baraccopoli di Nairobi il Teatro è sollievo, salvezza, è una casa ed una famiglia, una speranza e un mezzo di comunicazione e solidarietà; ma è anche divertimento, socializzazione, espressione e incontro, esattamente come qui da noi. Nella baraccopoli di Nairobi c’è Amore e amore, c’è un Amore Buono e tragicamente uno cattivo: c’è un amore buono protetto, che non uccide, fatto con desiderio, rispetto e Tempo, ma che scappa dalla finestra... E c’è un amore cattivo, che priva delle difese immunitarie, della vita, che è violenza, fretta, prepotenza e portato dalla miseria entra in tutte le case. Anche da noi però quello stesso amore cattivo, se pur con numeri meno elevati, affligge numerosi sieropositivi.
L’Amore Buono – Una Ballata ai Tempi dell’Aids ha girato l’Italia in tour per tutto il mese di dicembre 2006: è uno spettacolo che parla di tutto questo, della vita a Nairobi, degli amori da proteggere, del teatro in una baraccopoli, anch’esso da proteggere, della tragedia della strada per migliaia di ragazzi africani, della speranza possibile per tutti i sieropositivi d’Africa (il 70 % del totale), e del mondo intero. Gli attori, danzatori, cantanti e i creatori del progetto sono ragazzi che vivono quotidianamente contornati dall’amore cattivo, che ne sono vittime direttamente od indirettamente; sono ragazzi che hanno trovato nel teatro, in Marco Baliani e nel progetto di AMREF Italia nella capitale keniota (Sconfiggere l’AIDS con il Teatro), una possibilità di salvezza ed accoglienza. Insieme al Teatro delle Briciole, con la straordinaria partecipazione di Paolo Fresu, musicista italiano di fama mondiale, di Mirto Baliani, anch’egli musicista e autore delle basi musicali dello spettacolo, e di Sonia Peana, violinista che nello spettacolo interpreta le sonorità rap e hip hop con uno strumento del 1803, Baliani ha costruito uno spettacolo con i ragazzi di strada che parli prima di tutto ai ragazzi di strada, che racconti a tutti l’Africa, le sue piaghe, che sono anche le nostre. “Penso che debba essere uno spettacolo per altri ragazzi come loro – ha detto Baliani - per tutti i giovani, perché l'Aids non è un problema che riguarda solo l'Africa. Il messaggio è che l'Aids non è una colpa ma una malattia, e come tale può essere curata e prevenuta”. Lo spettacolo ha debuttato a Roma il 1 dicembre al Teatro Vascello nell’ambito della Giornata Mondiale della lotta all’Aids, ed ha poi proseguito in altre città italiane, Genova, Parma, Prato, Fiorenzuola, Alcamo. Tutti i fondi raccolti sono stati destinati a sostenere i progetti per l’infanzia di AMREF.
Questo straordinario percorso ha portato gli artisti e i ragazzi coinvolti alla realizzazione di uno spettacolo dai toni grotteschi, a volte tragici a volte ironici, con un linguaggio divertito e divertente ma serio, che tratta temi delicati senza ipocrisie. La prevenzione, l’uso dei preservativi, la violenza e la discriminazione sessuale, la sieropositività, le lobbies farmaceutiche che impediscono un’adeguata distribuzione di farmaci anti-Hiv. La conoscenza di questi problemi e dei modi per prevenirli ha trovato nel teatro uno strumento di diffusione formidabile, per la forza delle immagini e di un linguaggio diretto e creativo. Lo spettacolo deve essere pensato soprattutto nel contesto africano. La versione per le scene italiane pur mantenendo la lingua originale, inglese e swaili con sovrattitoli, ha un finale e qualche scene differenti, perché differente è il pubblico a cui si rivolge. Su un palcoscenico africano è forse la prima volta che si vedono delle giovani donne, ragazzine nei canoni di crescita europei, che spiegano al pubblico come indossare un condom, i suoi benefici, la sua necessità. E’ la prima volta che una ragazza scende dal palco, ti racconta la sua storia tragica di morte e sofferenza legata al virus dell’HIV e ti regala infine un profilattico invitandoti ad usarlo alla prima occasione. Questo fanno le giovani attrici dell’Amore Buono: sfidano le ipocrisie, le ignoranze, i falsi miti e le perverse relazioni maschio-femmina da cui sono contornate. Sì, perché se lui estrae un profilattico allora significa che è infetto…se lo estrae lei allora è certamente una prostituta…sai che se fai l’amore con una vergine il virus ti abbandona? Sai che se spruzzi del limone sul pene dopo l’eiaculazione non contrai il virus? E’ contro queste dicerie, contro la fretta, l’incuranza, la rapina, la violenza che questi ragazzi combattono.
Il dramma dell’aids in Africa è la morte degli infetti, la solitudine dei parenti, dei figli, è il dramma e l’aridità di una società senza “cinghia di trasmissione”, senza anziani, senza saggezza, senza nessuno che raggiunga, sano, l’età dell’esperienza, che possa trasmettere tradizioni e saperi. Il percorso artistico ha aiutato i ragazzi a riscoprire un’infanzia negata, a vivere in una nuova famiglia, col sostegno materiale e psicologico degli esperti di AMREF, ad acquisire consapevolezza. Marco Baliani ha scritto un libro sull’esperienza dal titolo L’amore fra i ragazzi di strada di Nairobi in cui racconta il progetto teatrale, esplorando con sincerità e verità l’universo amoroso degli slum, la presenza e il terrore dell’Aids. Dalle pagine risuonano le voci di questi ragazzi e ragazze, ma il libro è anche un viaggio in un’Africa sconosciuta, bella e terribile, di un padre con suo figlio (Mirto): nel nord dell’Uganda tra i bambini soldato, nel sud del Sudan, dentro la Rift Valley. Il libro è pubblicato da Rizzoli, che di Baliani ha edito anche Corpo di Stato. Il delitto Moro (2003), Nel regno di Acilia (2004) e Pinocchio nero (2005), la cronaca del primo spettacolo realizzato con i ragazzi di strada di Nairobi. Proprio il successo europeo del meraviglioso Pinocchio Nero, in tour da due anni, ha dato ulteriore spinta e possibilità di diffusione del progetto sull’aids.
Al momento anche Letizia Quintavalla e Maria Maglietta sono impegnate in Africa con Amref in due nuovi progetti teatrali. Donne e Diritti è seguito da Letizia Quintavalla, che con un gruppo di bambine e adolescenti africane dal giugno scorso lavora al loro recupero ed alla loro espressione artistica. Lo si pensa incentrato sul canto ed i canoni della cultura musicale europea, mentre la drammaturgia dovrebbe essere il frutto della collaborazione con autori kenioti. Le ragazze coinvolte vivono situazioni drammatiche, in un ambiente dove la violenza sessuale è la normalità, dove la condizione della donna è segnata da assoluta mancanza di diritti. Dar voce all’immaginario nero è invece il viaggio nella fiaba africana di Maria Maglietta. L’obiettivo è restituire al pubblico ed all’Africa un pezzo del suo ricchissimo patrimonio narrativo spesso sconosciuto. Centrale sarà l’uso di maschere, di segni e del linguaggio della danza, con la partecipazione al workshop del danzatore di contact Piero Leccese.
La scelta di tutti questi artisti è certo ammirevole. Ma il punto come sempre in questi casi non è la lode, l’apologia, la santificazione. Il punto è capire lo scambio, i motivi professionali ed umani. In un incontro all’Università di Parma in occasione della replica al Teatro al Parco, Marco Baliani ha parlato del perché. Perché un attore e regista affermato decida o senta di dover lasciare tutto e di portarsi in Africa? La risposta può sembrare scontata ma il coraggio di ammetterla non lo è per nulla: nella miseria totale Baliani racconta di aver trovato il contatto con la sua arte, la necessità, l’importanza della sua professionalità artistica, il motivo del suo lavoro. Il Teatro povero in Italia, e in generale in occidente, è sempre stato e sempre rimarrà un teatro ideologico, perché povero un po’ per necessità ma soprattutto un po’ per scelta, in contrasto ad un altro settore di teatro, ricco e borghesemente felice di esserlo. In Africa il teatro è povero e basta. E’ povero perché non c’è altra alcuna, minima possibilità che esista un teatro diverso, per ora. E quando togli tutta la sovrastruttura, lavori sul nucleo, sui fondamenti della tua arte: ne riscopri il bisogno, quello che ne hai tu e quello che ne hanno gli altri e ti rendi capace, con fatica volontà e soddisfazione, di rispondere ad entrambi.
Il prossimo appuntamento con i ragazzi dell’Amore Buono sarà a Nairobi in gennaio: al Social Forum del 2007 porteranno il loro teatro, le loro esperienze e testimonianze. Con la speranza che la necessità del teatro sia una risposta per altri ragazzi come loro.

L’onlus AMREF è nata nel 1957 come una piccola fondazione con base a Nairobi, trasformandosi nel tempo in un’organizzazione di carattere internazionale, un fondamentale punto di riferimento per la salute e lo sviluppo dell’Africa Orientale. Lo staff è composto al 95% da professionisti africani, medici, esperti sanitari, educatori, formatori, assistenti sociali e ingegneri, che lavorano a stretto contatto con le comunità beneficiarie dei progetti. L’impegno contro l’Aids è presente in tutti i progetti, con programmi di educazione sanitaria e prevenzione, test dell’HIV nelle baraccopoli, operatori sociali per aiutare i sieropositivi discriminati dalla società. Dal 1998 è attivo il centro AMREF di Dagoretti, nei sobborghi di Nairobi, per l’accoglienza e il recupero dei ragazzi di strada. I laboratori teatrali sono uno dei tanti strumenti utilizzati dagli operatori sociali per il reinserimento dei ragazzi nella società. I soldi raccolti con la produzione teatrale saranno finanziamenti fondamentali per il nuovo centro in costruzione nella periferia di Nairobi, dove la comunità locale, ripete spesso Marco Baliani con orgoglio, ha chiesto come prima cosa di costruire un teatro. Per informazioni, approfondimenti, donazioni www.amref.it
CONDOM SENSE

E’ così, usa “condom sense”
Per proteggerti dal virus assassino.
Sì, usa usa “condom sense”, usa il profilattico, è il modo giusto.

Joe: Oggi è il giorno, chi dice domani è un bugiardo.
La mia ragazza me l’ha promessa, veramente non posso aspettare;
prima passo dal mio amico Victor a chiedergli d’imprestarmi la casa
ma lui vuole insegnarmi a non fare sesso se non è protetto.

Victor: Come stai? Oggi voglio che tu impari ad usare il condom.
Non voglio che questa storia di giocare carne a carne ti uccida.
Così dobbiamo fare…

Joe: A che serve questa benedizione?
Non sono obbligato ad usare il “gommone”.
Come posso mangiare una caramella con la carta sopra?
Tutto quello che stai dicendo sono sciocchezze, ok?

E’ così, usa “condom sense”
Per proteggerti dal virus assassino.
Sì, usa usa “condom sense”, usa il profilattico, è il modo giusto.

Victor: Perché ti arrabbi così, non ho niente contro di te.
Non voglio vederti infettato.
Puoi mandare giù il tuo orgoglio e ascoltare.
Rimpiangerai quando sarai disperato e malato.

Joe: Ok, fammi vedere, in fretta non voglio perdere tempo.

Victor: Ecco apri il pacchetto prendi il condom.

Joe: Aah, vai piano fammi vedere bene.

Victor: Ok, è necessario essere in erezione, significa essere pronto.
Devi prendere il pacchetto, aprirlo come una busta.
Mettilo dalla parte che ha il buco verso di te e poi fallo scendere.
Così ti proteggi contro le malattie sessualmente trasmissibili e dalle gravidanze non volute.
Hai capito?

Joe: non ancora però comincio ad avere un’idea.

Victor: non c’è problema, nel terzo verso ti spiego tutto.

E’ così, usa “condom sense”
Per proteggerti dal virus assassino.
Sì, usa usa “condom sense”, usa il profilattico, è il modo giusto.

Victor: prendi il palloncino, prendi la busta, ma non hai ancora visto un condom?
Come sta andando ragazzo?
Sai che ci sono alcune cose che non si possono prendere alla leggera?
Comunque è facile, è come mettersi una giacca o un cappello sulla testa.
Come puoi andare a nuotare nel fiume Nyando senza avere il costume da bagno?
Soffriresti. Vuoi morire così presto?

Joe: va bene, ho capito andiamo, non sapevo che fosse così facile da usare.

E’ così, usa “condom sense”
Per proteggerti dal virus assassino.
Sì, usa usa “condom sense”, usa il profilattico, è il modo giusto.

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