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venerdì 8 febbraio 2008

LA TELA DELRAGNO IAGO

Al Teatro del Tempo il multiforme Latini prende le sembianze di Iago, e Iago le sue, facendosi attore.
“Con una sottile tela di ragno riuscirò ad acchiappare un moscone” (Otello, atto II scena 1). Dal 16 al 18 marzo alle ore 21 al Teatro del Tempo va in scena Iago, spettacolo di e con Roberto Latini, con le musiche originali Gianluca Misiti, la scena Pierpaolo Fabrizio, le luci e la direzione tecnica Max Mugnai, la direzione di scena Dario Palombo, una produzione Fortebraccio Teatro Roma in collaborazione con il Gruppo Libero_Teatro San Martino di Bologna. Va in scena il dramma di Iago, un dramma della parola, in cui la celebre tragedia scespiriana rivive secondo un inedito punto di vista, quello di Iago appunto. La nuova prosettiva confonde i piani, la nuova angolatura sovrappone le dimensioni: performer e personaggio coincidono, il protagonista e chi lo interpreta sono entrambi artisti della finzione. Roberto Latini, straordinario attore dalla presenza e dalla voce magnetiche, riporta al pubblico uno spettacolo creato 10 anni fa (nel 1998 premio della giuria tecnica e premio della giuria popolare alla I edizione del Premio Nazionale per Nuove Proposte Teatrali “Sergio Torresani”, del Centro di Ricerca Teatrale di Cremona); una riscrittura che riaccade in seguito ad esperienze artistiche intense, ad un percorso, "radiovisioni" (Per Ecuba, Ubu incatenato), che per lungo tempo lo ha impegnato in una ricerca sull’amplificazione, non solo vocale e sonora ma anche fisica e visiva, del corpo in scena. Seguendo la recita che Iago mette in scena per tessere la sua ragnatela ed accalappiare il suo moscone, ne attraversiamo le ragioni intime, ne estrapoliamo la persona, ne ascoltiamo la voce, l’unica voce possibile per tutte le parti del dramma. Iago, condannato al dramma ed al piacere dell’inganno, della finzione, non ha azioni; ha una scena nuda, scarnificata, piena del suo essere attore; non fa nulla ma dice, modula, racconta, analizza e muove i fili, di tutti. I suoi silenzi sono produttivi ed artificiosi più di qualunque detto, riempiono la scena più di qualunque oggetto e fondale. Di radiovisioni, delle tecniche digitali, della capture motion, rimane solo un microfono attraverso cui passa la voce di Iago-Latini per farsi Otello o Desdemona. La trama, la tessitura di Iago nei suoi passaggi drammaturgici, passa in secondo piano in questa nuova edizione del dramma, perché ciò che importa è il performer, il fattore immobile, la sua recita, il suo essere spettatore di se stesso. A giugno debutterà Nnord, spettacolo con cui, dice Latini, il percorso di ricerca scenica si sposterà dalle modalità ai contenuti, da un’attenzione al come al cosa, passando anche per il transito di questo Iago 2007.

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