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venerdì 8 febbraio 2008

IL PROBLEMA DI PALERMO E' IL TRAFFICO

Pippo Fava fu giornalista, direttore del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, Orso d’Oro a Berlino per la sceneggiatura di Palermo or Wolfsburg nel 1980, drammaturgo e saggista. Pippo Fava è stato, tragicamente, il primo intellettuale caduto vittima della mafia: Cosa Nostra (nelle persone di Nitto Santapaola, Marcello D’Agata, Francesco Giammuso, Aldo Ercolano e Maurizio Avola) lo uccise con cinque colpi di pistola davanti al Teatro Stabile di Catania 24 anni fa. Pippo Fava era “uno che le male giornate non se le andava a cercare, ma che quando il vento tirava se lo prendeva in faccia”. L’Istruttoria, vista al Teatro alla Corte (Giarola), è lo spettacolo-documento che il figlio ha scritto, con lucidissima e poetica mano, attingendo alle 234 udienze, 260 testimonianze, 6000 pagine di verbali del processo che seguì la sua morte, conclusosi dopo 18 anni con due ergastoli ed un patteggiamento a 7 anni. Rievocatori del dolore e della rabbia sono i due figli, che tra la paura e la necessità di denuncia introducono le testimonianze di onorevoli, boss mafiosi, giornalisti, poliziotti, pentiti. I loro pensieri e sentimenti li uniscono e li dividono davanti alla tragedia: l’uno ostinato nel ricordare e nel lottare, l’altra rassegnata nel dimenticare, nell’abbandonarsi alla paura. In scena, ad interpretare non solo i figli di Fava ma anche tutti i protagonisti della vicenda giudiziaria, due formidabili attori siciliani, Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro, giovani ed esperti, perfetti nei loro ruoli, toccanti, a tratti ironici (quando l’arroganza del potere si fa insopportabile). L’uno capace di una versatilità, un’intensità ed una verità formidabili, magnetiche; l’altra commovente, composta, in una sofferenza trattenuta sulle labbra, inesprimibile, sciolta infine in una lacrima. Con loro sul palco quattro musicisti, ad accompagnare con note sommesse, coinvolgenti e con struggenti canti palestinesi, le terribili e vergognose parole pronunciate in aula. Un pièce importante, necessaria, vera e poetica, un gesto artistico di lotta contro l’abitudine, l’indolenza, la menzogna, contro chi ancora considera la mafia “solo un’etichetta” e chiama “fattore umano” l’odioso meccanismo di tangenti, ricatti e favoreggiamenti di Cosa Nostra.

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