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venerdì 8 febbraio 2008

LEGITTIMA DIFESA

Al Teatro Due Fausto Paravidino porta la sua piece sui fatti di Genova 01.

A Genova 01 io non ci sono stata, Paravidino neanche; vi ho assistito però, e lui era in scena, lo scorso febbraio in un’anteprima al Teatro Due, mentre in contemporanea nell’altra sala Pirandello velava di nero la Verità, inconoscibile. Lo spettacolo replicherà per il pubblico dall’1 all’11 marzo, sempre al Teatro Due. Genova 01 è come Così è (se vi pare) un testo sulla Verità, e sulla sua natura, scritto 4 anni fa da Fausto Paravidino (che oggi oltre a recitarvi ne firma anche la direzione), commissionatogli dal Royal Court di Londra e nel tempo modificato di poco, solo aggiornato secondo le novità processuali ormai archiviate. Genova 01 è uno spettacolo su dei fatti, tragici ma dei fatti, su di un evento reale e recente: il G8 svoltosi a Genova nel 2001 e gli accadimenti contestuali di Piazza Alimonda, della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto, con i loro numeri, le loro cronache, fotografate, testimoniate, filmate, verbalizzate. Non c’è possibilità di rappresentazione di un evento che fu in sé una rappresentazione, afferma Paravidino, e così la struttura drammatugica, articolata in 4 atti ed un prologo, secondo i canoni classici della tragedia e secondo la scansione temporale degli avvenimenti di Genova, accoglie un’azione prosciugata da qualunque possibile mimesi, trascinante grazie alla sola forza dello sconcerto. Le parole, quasi una raccolta di Ansa, brevi, taglienti, precise, lucide e assolutamente inoppugnabili, sono dette non recitate da attori che non interpretano personaggi ma che si fanno solo tramite, voce e corpo neutro. La scena è scarna, riempita dal potere evocativo del testo; da musiche a volta farsesche a volte intensamente sacrali; da pochi e significativi oggetti che caratterizzano immediatamente chi li porta, li indossa, li brandisce; da un filo di panni stesi, la biancheria dei genovesi messa ad asciugare in aperta contestazione con le direttive che durante quella giornata volevano Genova un luogo di impeccabile arte, ordine, pulizia. L’unico spazio estetico, poetico, è conservato nella sintesi operata sull’enorme mole di materiale di documentazione utilizzato, nella condensazione efficace di informazioni ed immagini (mentali non sceniche). Un teatro civile coraggioso ed emozionante, un teatro epico brechtiano e documentaristico che lascia ed anzi impone al pubblico la consapevolezza, la certezza, che tutto accadde, che nulla fu per finta. “Lo stupore si trasforma in indignazione, l’indignazione in sofferenza, la sofferenza in esigenza di comunicazione, di rappresentazione, di testimonianza” dice Paravidino. Il tono dell’indignazione e della sofferenza emerge spesso, ma la tensione è a tratti alleviata da un’ironia amara, da una critica e da un sarcasmo che portano alla luce lo stupore per le contraddizioni, i paradossi, le evidenti storture dei sistemi giudiziario e politico italiani e soprattutto delle forze armate. Ad ogni spettacolo segue un incontro con i protagonisti degli avvenimenti e della scena politica e mediatica legati a quei fatti a vario titolo e in vario modo; un momento integrante, partecipativo e necessario al precedente scenico, entrambi tesi a scandagliare dei perché diversi dalla ufficiale legittima difesa.

2 commenti:

Gato ha detto...

Giuliuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuus!!!!
Rieccomi on line.
Ti prego,dimmi che uno dei protagonisti di questa piéce era Simone Gandolfo(strano,ma vero,ne avevo sentito parlare!).
E dimmi che l'hai legato e stai aspettando che io venga a prenderlo.

Tiiiii preeeeeeeeego!

M. GIULIA GUIDUCCI ha detto...

nn mi ricordoooooo
nn so...al limite te lo porto ioin sicilia
voglio venire ammareeee
ti bacio tanto cherie